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    Palermomania:| Miccoli, la voce del silenzio

    Palermomania:| Miccoli, la voce del silenzio

    Che ne sarà di Fabrizio Miccoli? Dopo aver disseminato tanti piccoli pezzettini per comporre il puzzle dell'addio, le ultime, addirittura, lo vorrebbero ancora a Palermo. Credibile quanto l'esistenza di Babbo Natale. È palese che nella seconda parte di stagione si sia aperta una frattura insanabile tra il capitano e l'ambiente. La storia la conoscono anche i sassi: l'attaccante salentino si rifiuta di staccare il biglietto di sola andata per il viale del tramonto, lui si sente ancora importante e vorrebbe giocare sempre. I primi - fortissimi - scossoni quando Zamparini, a detta di Cosmi, più o meno velatamente 'consigliò' l'esclusione del bomber di Nardò nel derby contro il Catania. Dopodiché un'inarrestabile parabola discendente, con Rossi che nelle parole e nei gesti lo ha eletto a comprimario.

    Per adesso, con il calcio in vacanza, i manovratori della querelle tergiversano. I dirigenti si nascondono dietro un innocuo 'speriamo che resti'; Caliandro, il suo procuratore, ha spiegato che Miccoli 'ha chiesto serenità, ha bisogno di riposarsi fisicamente e mentalmente. Lui è legato alla società nonostante qualche battibecco'. Il diretto interessato si è limitato a dire che ci penserà su in vacanza. A questo punto ci chiediamo a cosa serva annacquare l'addio, la fine più naturale di un'avventura che ha regalato splendidi momenti, calcistici e non solo. Miccoli non è uno come gli altri: uno dei giocatori più importanti della storia rosanero non può fare il portaborse per buona parte dell'anno.

    Dopo il caos a distanza con il Lecce di qualche mese fa, pare difficile che Fabrizio decida, adesso, di coronare il sogno di indossare la maglia giallorossa. Più verosimile cedere alle lusinghe del Medio Oriente - Qatar o Dubai - una suggestiva parentesi tra sabbia, petrolio e grattacieli di banconote. È triste da dire, ma Miccoli non serve più al Palermo come il Palermo non serve più a Miccoli. Miccoli, però, serve ancora al calcio. Perché nonostante l'età e la freschezza atletica che giocoforza lo va abbandonando, la poesia del pallone ce l'ha ancora nel sangue. Da quelle parti, con un calcio a ritmi ridotti, può scriverne ancora. Basta dirlo, con chiarezza: nessuno, dopotutto, può risentirsi più di tanto dinnanzi all'inevitabile. 

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