Palermomania:| Il canto del cigno
Genoa-Palermo lascerà poco o nulla in eredità. Che sia sconfitta, pareggio o vittoria, la sostanza del bilancio di Mutti resterà la stessa. Finora il tecnico bergamasco ha guidato la squadra in 22 occasioni, ottenendo 23 punti, frutto di 5 vittorie (una in trasferta), 8 pareggi e 9 sconfitte, per una media di poco più di un punto a gara. In 15 partite, Mangia aveva messo insieme 20 punti, 1,33 a gara. Decisamente meglio, questione di numeri. L'atavica legge del calcio suggerisce che sì, si può ridurre tutto a dati statistici: Mangia ha fatto meglio di Mutti, col senno di poi il cambio in panchina è stato deleterio.
Domenica andrà in scena l'ultimo incrocio fatale, per fortuna per il Genoa o per il Lecce, giacché il Palermo è salvo da un pezzo in barba all'unica, misera vittoria nelle ultime 13 uscite. La bocca della società ha già vibrato l'addio a Mutti, che comunque, vedendo oltre la scorza dei numeri, qualcosa di buono ha fatto: ha evitato che l'Europa ridesse platonicamente dietro alla squadra rosanero per le figuracce in trasferta, ha lanciato qualche giovane - Milanovic e Labrin - su cui erigere le fondamenta del futuro, ha rigenerato l'ex carneade Budan.
Tanti buoni elementi che comunque non bastano. Il Palermo è stato pallido, nel gioco e nei risultati, figlio di una paura che mai gli avevamo ascritto. La creatura di Zamparini non aveva mai lottato per non retrocedere, le sabbie mobili della B sono sempre rimaste a debita distanza. Qualcuno, anche tra i senatori della squadra, ha temuto, e certi scenari da brivido devono restare un triste ricordo. Dopo Genova, dopo Mutti, si cambia. Arriverà Sannino, l'uomo perfetto per le scosse. Il Palermo ne ha bisogno, perché vivacchiare e basta significa godere poco e patire tanto.