Palermomania:| I pacchi di Natale
Se il Palermo oggi annaspa nel suo stagno di quattro sconfitte consecutive, è anche perché i guai se li è cercati con il lanternino. Tra i tanti difetti di questa stagione, i lavori di ristrutturazione di gennaio. La squadra non aveva bisogno di una semplice imbiancata, piuttosto di un robusto restyling. E invece il mercato invernale ha portato in dote solo Andelkovic, Kurtic e Paolucci. I due sloveni dovevano essere una strenna per Rossi: Zamparini ha chiuso il loro acquisto a ridosso di Natale. Magnificati dalla pochezza del campionato sloveno, i due ragazzotti si sono aggrappati alla coda del buon impatto di Bacinovic e Ilicic. Rivelandosi poi due pacchi.
Andelkovic, sette presenze in campionato e una in Coppa Italia, è afasico a tutto tondo. Non solo non sa comunicare in italiano, ma conosce poco anche il verbo calcistico. Impacciato, farraginoso, spesso fuori posizione, Sinisa mostra la sicurezza di un maturando che non ha toccato libro. Anche Cosmi, dopo Rossi, ci ha messo poco a realizzare che il centrale classe '86 non è affidabile e domenica lo spedirà in panchina. A costo di depredare il centrocampo di Migliaccio.
Kurtic, accompagnato da un coraggioso codazzo di parole ('mi ispiro a Gerrard e a Lampard') potrebbe finire presto a 'Chi l’ha visto?'. Nel suo carnet 64 minuti di mediocrità in Coppa Italia e 90 di vero e proprio imbarazzo nella debacle contro la Fiorentina dello scorso 13 febbraio. Una prestazione così nefanda che da quel momento Rossi gli ha nascosto il campo, preferendogli l'appena 19enne Acquah. E all'Olimpico, domenica scorsa, Cosmi si è adeguato: fuori Ilicic e dentro ancora il giovane ghanese, non certo Kurtic.
Dulcis in fundo Paolucci, afferrato alla bell'e meglio poco prima del gong. Un giocatore ai margini del Siena acquistato in prestito per tappare una falla. Per lui una manciata di minuti contro la Juventus il 2 febbraio, poi un infortunio alla caviglia. Al 68' di Lazio-Palermo Cosmi si è ricordato di lui, dandogli fiducia al posto dello sbalestrato Hernandez. Poco più di venti minuti in cui Paolucci, visibilmente sovrappeso, sembrava muoversi come un catafalco.
In definitiva, un mercato di riparazione efficace quanto una pistola ad acqua per abbattere la muraglia cinese. Lunga vita ai titolari, un mantra che tutti ripetevano in tempi non sospetti. Anche senza uno di loro, il castello rosanero, quello sì, rischiava di crollare. Ed è puntualmente crollato. Non furono delle Cassandre a parlare, solo una lunga schiera di persone che si limitava a osservare. Preoccupandosi di possibili pacchi.