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    Palermomania: a tutto Vazquez

    Palermomania: a tutto Vazquez

    • Daniele Valenti
    È stato oggetto del contendere, in una romanzesca forbice tra carneade e uomo della promozione con il gol realizzato a Novara. Una delle tante storie grottesche rosanero degli ultimi anni quella con protagonista Franco Vazquez. Sei mesi in naftalina in seguito alle scelte oscurantiste della società e di Gattuso, poi la lampadina che si accende nella testa di Iachini, settimana dopo settimana. Silenzioso - altrimenti non sarebbe soprannominato Mudo - ma volitivo, coriaceo. Non si è mai abbattuto, preferendo piuttosto spargere sul campo di allenamento tutta la sua qualità, di gran lunga superiore alle media della Serie B.

    Il 25 gennaio, in casa contro il Modena, la sua prima apparizione in campionato. Un paio di mesi senza strafare, anche perché Iachini non lo aveva investito della sua piena fiducia. La svolta a Castellammare di Stabia il 10 marzo, quando insieme a Dybala ubriacò i difensori avversari sciorinando giocate che si ascrivono ai grandi calciatori. Da quel momento l’argentino è stato titolare fisso: numeri, gol, assist, idee, movimento, tutto l’umano scibile in materia di trequartisti. E non solo, perché Vazquez sa giocare anche da interno, pur non gradendolo più di tanto.

    Immaginare un Palermo in Serie A senza di lui, adesso, è pura fantascienza; al contrario, le alte sfere di viale del Fante gli costruiranno la squadra attorno, perché Franco allo stato attuale è considerato all’unanimità il fiore all’occhiello, quello che nei suoi piedi cova una grande plusvalenza. Ecco perché il Palermo comincia a pensare al rinnovo del contratto in scadenza nel 2016. Una strana parabola quella dell’argentino. Nel calcio a volte si parla pure troppo. Lui ha fatto tutto il contrario, preferendo cantare, anzi far cantare il pallone. E Zamparini gongola.

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