Palermo, Mangia:| Il tecnico si racconta
Sicuro, quasi spavaldo, come chi sa di essere baciato dalla fortuna. Devis Mangia, 37 anni, non sa bene come sia nata ai suoi genitori l'idea di chiamarlo in quel modo ('Mi storpiano sempre in Denis, ormai ci sono abituato, non ho mai festeggiato l'onomastico'), ma sa perfettamente che in pochi giorni la sua carriera ha avuto una svolta improvvisa. E ringrazia il giorno in cui, rifiutando l'offerta di Arrigo Sacchi ('È certamente il tecnico che ha cambiato il calcio in Italia') di allenare una squadra giovanile azzurra, decise di seguire Sean Sogliano nell'avventura a Palermo. 'Devo molto al direttore, gli sarò sempre grato per questa opportunità, ma se mi ha proposto per sostituire Pioli avrà avuto le sue ragioni. Non è un pazzo. Ringrazio anche il presidente Zamparini per le belle parole che ha avuto nei miei confronti'.
Pur non avendo mai giocato ad alti livelli (parava con scarsi risultati) il giovane tecnico milanese - il più giovane della Serie A - è molto sicuro di sé. Delle sue idee, del suo modo di rapportarsi con i calciatori. Il suo calcio è aggressivo ('Dobbiamo correre più degli avversari'), la fiducia nei suoi calciatori illimitata ('Per me sono i migliori del mondo'). La componente mentale per Mangia prevale su tutte le altre, tanto che non ha negato che talvolta, prima di una gara importante, ha proposto alla squadra film di grande coraggio, come Braveheart o Il Gladiatore. Insomma, per quel poco che sappiamo ancora il Palermo di Mangia dovrebbe essere una squadra da combattimento.
Tuttavia Mangia non sa ancora come giocherà il suo Palermo. 'Molti giocatori li vedrò per la prima volta giovedì. È vero, per adesso stiamo provando il 4-4-2, ma non è detto che giocheremo in questo modo anche se abbiamo molti esterni. Oltre a Ilicic e Alvarez, ci sono Bertolo, Di Matteo e Aguirregaray, per me sono tutti sullo stesso piano. In genere ho sempre preferito giocare con due punte, ma per farlo devo avere la disponibilità dei calciatori, non intendo andare a sbattere contro un muro'. Disponibilità vuol dire che le due punte devono correre, ammazzarsi di fatica per sostenere la squadra. Al di là della condizione atletica. 'Metto al centro la testa, non la condizione atletica. L'aspetto motivazionale è fondamentale. Perché è da lì che parte tutto. La differenza la fa la voglia di andare oltre la soglia della fatica. I nazionali non li ho ancora visti, ma quelli che mi garantiranno più corsa giocheranno'.
Le difficoltà sono evidenti. 'Ho pochissimo tempo a disposizione, cercherò di trasmettere pochi concetti facilmente comprensibili perché altrimenti rischiamo di fare confusione'. Mangia non si scoraggia e ci scherza su. Il portiere greco Tzorvas, per esempio, non l'ha conosciuto e non sa in che lingua parlerà. 'Gli spiegherò che noi siamo quelli con la maglia rosanero e gli altri sono gli avversari'. Un modo per sdrammatizzare quella che può considerarsi una missione impossibile. Battere la corazzata Inter con una squadra tutta nuova, presa in consegna da appena una settimana e con una serie di innesti dell'ultima ora.
'L'impresa che ci aspetta non sarà facile, ma niente paura, io me la voglio giocare. Non so se sarebbe stato meglio se fossero rimasti i titolari dello scorso anno. Io sono arrivato il primo settembre e ho trovato questo gruppo. Certamente rispetto a Pioli ho avuto il vantaggio di arrivare col mercato già chiuso, perché quando le liste sono aperte una squadra è sempre disturbata'. L'ultima domanda a microfoni spenti è quella delle cento pistole. Una domanda che non ci siamo ancora stancati di fare, alla quale abbiamo avuto sempre la stessa risposta. Quale sarà il suo atteggiamento a fronte dei suggerimenti tecnici e tattici del presidente? 'Io sto a sentire tutti e a maggior ragione sentirò il presidente, ma poi deciderò con la mia testa, non voglio mai avere rimpianti per non avere seguito il mio istinto'.
(Giornale di Sicilia)