Palermo, l'importanza di avere Pizarro
Il Palermo è in bambola, per usare un'espressione dell'ottimo Devis Mangia. Tra i mille problemi dalla difficile soluzione, ce n'è uno limitabile con il mercato di gennaio. La squadra ne ha disperatamente bisogno, perché oltre a un attaccante integro serve un centrocampista di qualità. Non l'ennesimo jolly potenziale da pescare nel mare magnum di talenti sudamericani, ma un giocatore già scafato, magari avvezzo alle dinamiche del campionato italiano. Un campionato che se non lo conosci o impari a conoscerlo in fretta ti mastica e poi ti sputa.
Da quando è tornato in Serie A, il Palermo ha speso le sue stagioni migliori quando ha avuto un metronomo a centrocampo. La fortuna ha voluto che Corini prima e Liverani poi fossero anche due condottieri al sapore di personalità. Spesso e volentieri, loro due in campo erano apriscatole di difese arcigne molto più degli attaccanti. Ecco perché per arrestare l'emorragia di sconfitte e prestazioni anonime in trasferte serve un calco di quei giocatori.
L'unico che ci viene in mente - e che è tornato nella mente della società - è David Pizarro. Il cileno della Roma aveva rifiutato il trasferimento in Sicilia in estate perché voleva giocarsi le sue carte nella capitale. Ma Luis Enrique lo snobba e il cileno, di sicuro, contento non è. D'accordo, la calcolatrice è contraria perché l'ingaggio e l'età di Pizarro suggeriscono di lasciar perdere: il Peq andrebbe a sedimentarsi come capitale morto sul patrimonio perché non è rivendibile. Ma ci sono problemi più urgenti del bilancio: il Palermo deve cambiare marcia. E può farlo solo con una guida di classe in mezzo al campo.