Palermomania:| Ora non Mangiatelo
C'è una linea sottile tra Mangiare e assaporare. Sabato scorso Devis si è presentato in sala stampa con un panettone, ma ha mangiato il pandoro, forse senza nemmeno gustarlo più di tanto: dietro la maschera dei sorrisi probabilmente covava la tensione di chi ha paura di sbagliare, come un musicista al primo concerto, e che proprio per questo inevitabilmente sbaglia. Domenica il Palermo è sceso in campo a Catania per fare il compitino, altro che sangue negli occhi; qualche ora prima, a Yokohama, il Barcellona scendeva in campo per dipingere arcobaleni, mica per giocare a calcio. La linea sottile tra impiegato e appassionato, tra atleta ed esteta.
Il ko nel derby è solo la punta dell'iceberg, giacché il Palermo fuori casa era un blocco di ghiaccio, impossibilitato a muoversi e portato a sciogliersi davanti alla prima luce avversaria. In otto trasferte la squadra rosa non ha mai segnato, come nel 1962-63, quando alternando tre tecnici si precipitò nel baratro della serie B. Si dice che la storia insegna, ma il presente non deve essere per forza parente del passato: pensare a questi scenari da cassandre, 'in loving memory of Sampdoria', ci sembra francamente assurdo.
Sballottato dalla preoccupazione, perché soffre sinceramente quando la sua squadra annaspa nell'inerzia, Zamparini ha cambiato allenatore (e siamo a 37). Mangia, che in Sicilia ha cominciato a riempire i suoi spartiti da grande, ha colpe? Qualcuna sì, ma sono di più le attenuanti: non ha curato la preparazione - e i giocatori sono in riserva -, non ha messo becco nella campagna acquisti, è stato sbranato dal demone degli infortuni e l'organico ha dei limiti palesi, se è vero che la società, quando gli ha adeguato il contratto, ha inserito un premio nel caso in cui il Palermo arrivi tra le prime dieci. Segnale evidente che nella stanza dei bottoni sanno qual è il problema.
A gennaio tocca intervenire in modo massiccio, almeno con un regista e un attaccante che odi l'infermeria come il procuratore Tullio Tinti odia i giornalisti. Mutti, il 'tinker-man' delle salvezze, può essere il tampone giusto, in quanto volpe dell'esperienza in un ambiente dove non sono bastate le alchimie di un allenatore bravo ma senza esperienza. Il buon Lino, bravissima persona ma anche uomo di polso, abbandonerà il savoir-faire davanti ai microfoni e metterà da parte tacchi e punta sul campo. Del resto il pragmatismo è l'unica panacea possibile per una squadra che per adesso è tutto meno che pragmatica, specie in trasferta. I sogni di gloria lasciamoli nel cassetto: qui siamo a Palermo e non a Yokohama, qui siamo onesti attori del pallone e non artisti del calcio.