Osimhen e Kvaratskhelia ci restituiscono il Napoli dello scudetto: sbugiardati quelli che lo davano già per morto
Siccome in Italia il calcio è fondato sul risultato, il pareggio del Napoli a Bologna, con rigore sbagliato da Osimhen ad un quarto d’ora dalla fine, era stato considerato un passo falso. In realtà, chi abbia avuto la bontà e la compiacenza di leggermi, sa che avevo considerato assai positiva la prestazione del Napoli e, soprattutto, pur non stimandolo, che avevo evitato di imputare a Garcia la responsabilità di quel risultato. La riprova che quanto avevo scritto era sacrosanto, l’abbiamo avuta ieri sera con il ritorno del Napoli alla vittoria (4-1 all’Udinese), i gol di Zielinski (su rigore), quello di Osimhen, il terzo di Kvaratskhelia (il georgiano ha colpito anche due pali), il quarto di Simeone (assist di Kvara) e un popolo che, da un confine all’altro del Maradona, ha ripreso a credere al bis dello scudetto. Sbugiardati quelli che avevano dato per morto il Napoli (mio favorito assoluto), anche perché si è rivista per tutta la partita la squadra che l’anno scorso ha incantato e che, solo una partenza bislacca, aveva incatenato al rimpianto di Spalletti.
Garcia non è Spalletti, né lo diventerà, anche nel caso in cui il Napoli dovesse rivincere lo scudetto. Ma dire e scrivere - come hanno fatto alcuni - che si era prodigato a smontare la macchina perfetta dell’allenatore toscano, era una falsità. Come è parso un atteggiamento superficiale quello di diffidare di Natan, un ottimo centrale difensivo che, in due partite, ha fatto capire di possedere sicurezza e senso della posizione. Non sarà Kim, d’accordo, ma prima di dire che il Napoli quest’anno era stato indebolito, bisognava almeno vederlo all’opera. Tuttavia la ragione per cui il Maradona è tornato a cantare è perché ha rivisto una grande squadra distruggere un avversario modesto come l’Udinese, ha capito che i dioscuri, Osimnhen e Kvara, ci sono ancora, ha constatato che dopo sei giornate il campionato è appena cominciato e non certo finito.
2-0 nel primo tempo e un dominio pressoché totale, altri due gol nella ripresa (e quello di Kvaratskhelia ha interrotto un digiuno di 192 giorni) con il piacere di giocare la palla veloce e profonda, irrorati dall’energia di andare a pressare alti, di arrivare primi sui contrasti, di avere sempre almeno un paio di soluzioni per realizzare il passaggio. Insomma di essere tornati quelli di qualche mese fa. E’ difficile dire se tutto si sia risolto e, soprattutto, se l’ira funesta del presidente si sia attenuata (non ha certo gradito le esternazioni dell’agente di Osimhen sulla questione Tik Tok) che, comunque, dopo Bologna aveva visto giusto. Perché il Napoli stava ripartendo ed è ripartito.
L’Udinese, invece, è quasi in fondo alla classifica (alla pari con Empoli e Salernitana, dietro solo il Cagliari) e ha dimostrato, ancora una volta, la poca concretezza in attacco. Il gol, peraltro eccezionale, l’ha segnato il subentrato Samardzic, ovvero, lo stesso unico marcatore della squadra friulana. Certamente l’allenatore Sottil ha preservato lui e Success (che l’ha assistito in occasione del gol) e Pereyra per gare maggiormente alla portata. Tuttavia, con un attacco del genere, il rischio retrocessione è tangibile. Spero per Sottil che riesca, da qui alla sosta, a raccogliere qualche punto. Altrimenti - conoscendo i Pozzo -, potrebbe essere proprio lui il secondo allenatore che salta in Serie A.
Garcia non è Spalletti, né lo diventerà, anche nel caso in cui il Napoli dovesse rivincere lo scudetto. Ma dire e scrivere - come hanno fatto alcuni - che si era prodigato a smontare la macchina perfetta dell’allenatore toscano, era una falsità. Come è parso un atteggiamento superficiale quello di diffidare di Natan, un ottimo centrale difensivo che, in due partite, ha fatto capire di possedere sicurezza e senso della posizione. Non sarà Kim, d’accordo, ma prima di dire che il Napoli quest’anno era stato indebolito, bisognava almeno vederlo all’opera. Tuttavia la ragione per cui il Maradona è tornato a cantare è perché ha rivisto una grande squadra distruggere un avversario modesto come l’Udinese, ha capito che i dioscuri, Osimnhen e Kvara, ci sono ancora, ha constatato che dopo sei giornate il campionato è appena cominciato e non certo finito.
2-0 nel primo tempo e un dominio pressoché totale, altri due gol nella ripresa (e quello di Kvaratskhelia ha interrotto un digiuno di 192 giorni) con il piacere di giocare la palla veloce e profonda, irrorati dall’energia di andare a pressare alti, di arrivare primi sui contrasti, di avere sempre almeno un paio di soluzioni per realizzare il passaggio. Insomma di essere tornati quelli di qualche mese fa. E’ difficile dire se tutto si sia risolto e, soprattutto, se l’ira funesta del presidente si sia attenuata (non ha certo gradito le esternazioni dell’agente di Osimhen sulla questione Tik Tok) che, comunque, dopo Bologna aveva visto giusto. Perché il Napoli stava ripartendo ed è ripartito.
L’Udinese, invece, è quasi in fondo alla classifica (alla pari con Empoli e Salernitana, dietro solo il Cagliari) e ha dimostrato, ancora una volta, la poca concretezza in attacco. Il gol, peraltro eccezionale, l’ha segnato il subentrato Samardzic, ovvero, lo stesso unico marcatore della squadra friulana. Certamente l’allenatore Sottil ha preservato lui e Success (che l’ha assistito in occasione del gol) e Pereyra per gare maggiormente alla portata. Tuttavia, con un attacco del genere, il rischio retrocessione è tangibile. Spero per Sottil che riesca, da qui alla sosta, a raccogliere qualche punto. Altrimenti - conoscendo i Pozzo -, potrebbe essere proprio lui il secondo allenatore che salta in Serie A.