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Oggi è il giorno di Donald Trump. Tra Usa e Russia scoppia l’amore
Rammento che a noi, bambini del Novecento affacciati alla finestra dalla quale si poteva osservare un mondo con ancora aperte e dolenti le ferite della Seconda Guerra Mondiale, venivano impartite lezioni di etica e di politica piuttosto rigide. Come in una serie di “Guerre Stellari” esistevano l’impero del bene con la sua bandiera a stelle e strisce e quello del male con il suo simbolo rosso corredato da falce e martello. Da una parte gli Stati Uniti d’America, esempio acclarato di libertà intellettuale e di democrazia popolare. Dall’altra l’Unione delle Repubbliche Sovietiche, modello di appiattimento culturale e di dittatura fintamente proletaria. A Occidente si mangiavano hamburger e si beveva Coca Cola. A Oriente ci si ubriacava di vodka e si arrostivano bambini. Non vi potevano essere dubbi su chi fossero i buoni e chi i cattivi. Naturalmente la realtà non era quella, però almeno un paio di generazioni vennero istruite in tal senso.
Dopo la caduta del Muro di Berlino e la sepoltura del comunismo reale di matrice stalinista, anche le tradizionali e radicate differenze ideologiche vennero stemperate nel brodo del nuovo sogno chiamato società globale, ma non per questo si interruppe la “competizione” tra Stati Uniti e Russia e vennero annullate le reciproche diffidenze. Eclatante rimaneva il senso dell’antagonismo tra le due Potenze nello sport, per esempio, e specialmente durante le Olimpiadi le quali rappresentavano un chiaro terreno di scontro per fortuna incruento. La corsa agli armamenti nucleari non sembrava voler segnare il passo e ogni interferenza dei rispettivi “servizi” provocava reazioni perlomeno seccate in arrivo dalla Casa Bianca o dal Cremlino. E se alle strizzatine d’occhio ci pensava il cinema americano, in particolare con il reganiano Rocky Balboa in arte Sylvester Stallone, il sentimento corrente popolare e reciproco restava quello fondato su di una rispettosa lontananza.
Da domani in poi e per almeno l’intera durata dell’amministrazione Trump la storia non sarà più la stessa e i delicati equilibrii sui quali ha poggiato fino a poco tempo fa la pacificazione, politica ed economica, del mondo saranno dettati da altri protagonisti. Il gemellaggio russo-americano inaugurato da due presidenti che, malgrado le loro origini assai differenti, possiedono una visione del mondo di fatto univoca e conseguentemente la sua gestione provocherà fatalmente il “risveglio” di alte potenze le quali non sono state invitate al banchetto. Una su tutte la Cina portabandiera di quel socialismo liberistico che a Trump fa l’effetto del fumo negli occhi ma che, per esempio, ha già intrapreso un cammino irreversibile sulle strade di quell’Europa occidentale che pare non debba riuscire mai a rifondarsi e a collocarsi nel panorama internazionale come entità sul serio indipendente. L’invasione e le razzie sul terreno del calcio, insieme con quelle più strettamente imprenditoriali, rappresentano non soltanto un segnale ma una realtà pressoché consolidata. Un pianeta, quello cinese, che non però fa paura ai bambini del Duemila perché là mangiano formiche rosse fritte e scarafaggi in umido, non i neonati come accadeva in Urss.
Ecco perché quella di oggi, 20 gennaio 2017, con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca rappresenta una data cruciale e nevralgica per il mondo che verrà. Con tanti auguri, toccando debitamente ferro, all’umanità intera.