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    Obiang: 'I problemi al cuore? Ora so cos'è la vita e faccio il vino. Temevo di smettere, grazie Sassuolo'

    Obiang: 'I problemi al cuore? Ora so cos'è la vita e faccio il vino. Temevo di smettere, grazie Sassuolo'

    Pedro Obiang racconta il suo ritorno in campo dopo i problemi al cuore. Il centrocampista del Sassuolo ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Non sono mai stato in pericolo di vita, ma ho avuto la possibilità di chiedermi cosa fosse davvero la vita. Prima pensavo fosse racchiusa nel calcio e all'improvviso era come se mi avessero tolto tutto. In realtà il vero 'tutto' l'ho trovato fuori dal campo, giorno dopo giorno, in mezzo a momenti di sofferenza e di tristezza. In ospedale mi attaccarono la macchinetta per i battiti del cuore: bastava che mi alzassi in piedi, le pulsazioni salivano tantissimo e la macchinetta trasmetteva quel rumore. Ho imparato quanto sia importante farsi controllare". 

    "Ho temuto di smettere, perché il tempo passava e io mi scoraggiavo. Sono rimasto in ospedale 14 giorni e già al quarto avevo chiesto alla mia compagna Alessia di portarmi gli elastici e altri strumenti per mantenere il tono muscolare. Dopo il terzo mese ho cominciato a fare i test di controllo. Il primo andò bene, il secondo meno. Mi sono confrontato e quasi... scontrato con i bravissimi specialisti della Mapei, che guardando i dati mi invitavano alla pazienza. Al sesto mese ero convinto di essere guarito. Ma non era così e cominciai a pensare al ritiro. I medici mi dicevano che c'era di mezzo la mia vita, avevano ragione. Ma fin da bambino ho sempre corso dietro alla palla senza un giorno di stop. Ero mentalmente provato". 

    "Poi quando sono guarito non ci credevo, chiesi al dottore se fosse sicuro. Sono stato in tanti ospedali: a Modena, all'Humanitas a Milano, a Padova e infine al San Raffaele a Milano. Adesso sul campo posso fare tutto, cerco di non esagerare per evitare i problemi classici dopo una lunga inattività. E al polso porto un orologio che mi consente di controllare i battiti". 

    "Dopo il terzo mese ho smesso di considerarmi un calciatore. Mi sono concentrato sulla famiglia. Prima mi sembrava di non avere mai il tempo per fare altro, la verità è che il tempo ci sarebbe stato, ma non lo trovavo io. Ci sono tante cose importanti fuori dal calcio. Ho avviato un'azienda vinicola, la Cria Cuervos: per adesso facciamo un bianco, un rosso e un rosé. Dopo la mia prima partita brinderemo tutti insieme nello spogliatoio. Ho pure imparato a cucinare. Devo ringraziare numerose persone e in particolare Magnanelli, Peluso, Locatelli e Morata che mi hanno mandato tantissimi messaggi". 

    "Penso solo a giocare e divertirmi. Ho una seconda possibilità e non è cosa da poco. Il Sassuolo mi ha sostenuto e aspettato, mi auguro di essere una risorsa portando esperienza e sfruttando la mia fisicità. Il vecchio Pedro può essere utile". 

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