Redazione Calciomercato
Koopmeiners atteggiamento squallido, Lookman fa sorridere: o il calciomercato chiude prima, o si tiene sempre aperto
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Il calcio e gli sport hanno un’infinità di regole, alcune complicatissime, basti pensare a quelle che abbiamo scoperto alle recenti Olimpiadi. Ma un principio vale per tutti, sempre e comunque: si parte tutti uguali. Ecco l’anomalia del calciomercato aperto dopo il fischio d’inizio, e mai socchiuso considerando la finestra di gennaio. La formula ibrida non va bene. Semmai, sarebbe meglio sempre aperto, esasperando il modello degli sport professionistici americani. Altrimenti si vedono situazioni surreali, tipo Bellanova che passa dal Torino all’Atalanta e fra pochissimi giorni avrà confidenza con nomi e nomignoli dei suoi avversari del Toro, invece ricorderà a malapena i cognomi dei suoi nuovi compagni. Poi, siccome il calciomercato è vaccinato a certe situazioni, succederà anche che il senso del pudore che accomuna anche presidenti, procuratori e allenatori, Bellanova salterà la sua prima sfida da ex. Ma l’anomalia resta…
I principi dello sport vengono messi a durissima prova da questo calciomercato così pasticciato. E con operazioni finali che ne riassumono tutti i difetti: fretta, incoerenza, approssimazione, interessi personali. Fuffa e fumo negli occhi. Fastidio. Perché quasi nulla è lineare. Poche le operazioni comprensibili. E l’impressione è che forse, se il mercato chiudesse prima del via o fosse sempre aperto, certe storture verrebbero ridimensionate.
Il Milan fa un favore alla Juve dando Kalulu in prestito senza obbligo di riscatto. Quasi gratis, insomma: perché? La risposta non arriva dalla Juve che cerca di rifilare Djalo alla Roma, con la stessa formula. Forse Kalulu e Djalo non hanno le stesse caratteristiche. Ma c’era una volta il calciomercato - quello vero, non questo luna-park delle mediazioni - in cui la prima regola era “niente favori a una diretta concorrente”, meno che mai con trasferimenti in prestito senza obbligo di riscatto. Bellanova ha giocato, Kalulu non era convocato, Djalo fuori rosa. Tre casi diversi. Cioè tre “casini”, per dimostrare che il calciomercato a campionato aperto offre opportunità di lavoro a tutti.
Poi ci sono i casi più grandi. Brutti. Koopmeiners che manda i certificati medici è squallido (anche per il medico “di fiducia” che glieli firma). Fa sorridere semmai Lookman che si tira indietro perché spera in una telefonata che non arriva. Sono pessimi esempi i giocatori che prendono questa specie di ferie arretrate per preparare valigie e trasloco. Non sono migliori gli esempi dei giocatori messi fuori rosa. Tipo Chiesa, per intendersi. Il contratto di lavoro è (dovrebbe essere) sacro nonché rispettato da entrambe le parti: non hanno ragione i giocatori che si autoescludono, né le società che escludono. Entrambe le parti sono fuori legge. E lo diciamo qui, visto che nessun altro chiede la parola: nemmeno chi dovrebbe sorvegliare (Federcalcio e/o Lega) oppure denunciare (Associazione calciatori). Dai, troviamo una soluzione condivisa con l’Europa. Chiudiamo prima il mercato, oppure teniamolo sempre aperto. Per il bene del calcio e anche dei tifosi. Che pagano gli abbonamenti allo stadio o in tv convinti di tifare la Roma di Dybala, il Toro di Bellanova, la Fiorentina di Nico Gonzalez e… D’accordo, non esageriamo con il populismo: si tifa la maglia, non chi la indossa. Ma non esagerino neanche i mercanti. Punto.
@sandrosabatini