Nuovo stadio a Firenze: la benedizione da Campo di Marte
A risollevarle non è bastata la passeggiata in via Tornabuoni di Matteo Renzi a fianco di Diego Della Valle che ha messo in cassaforte l’intesa fra Palazzo Vecchio e il patron viola sul nuovo stadio hi-tech. E alla vigilia del passaggio di “carte” dalle mani della cordata dietro al project financing a quelle dei tecnici del Comune, che avverrà entro 30 giorni, Campo di Marte si spacca fra apocalittici e integrati. Fra i primi c’è Roberto Peragnoli, i’ Pera per gli amici, volto storico del Bar Marisa, che non ha dubbi: «Lo stadio si può fare solo allo stadio. E per stadio intendo l’unico che abbiamo».Tra quanti vedono nel Franchi l’unica casa dei viola c’è chi rispolvera il disegno di Pier Luigi Nerviche nel 1929 progettò lo stadio costato 6 milioni e mezzo di lire. «Col progetto di un secondo anello da 10mila posti – spiega Luciano Bulletti, da 20 anni residente ai piedi del Comunale parlando al quotidiano La Nazione – si sarebbe potuto ampliare lo stadio senza toccare la struttura vincolata». Nel mirino anche i tempi di realizzazione, nonostante infatti la proprietà dell’area Mercafir di Palazzo Vecchio possa accorciare l’iter burocratico, si temono intoppi nel dopo Renzi. «Il nuovo stadio è una benedizione per i posti di lavori che creerà – dice Sergio Sergi, 79enne – spero solo di poterlo vedere ultimato». Anche Giulio Pianoforte, 31 anni, accoglie con entusiasmo l’arrivo del nuovo stadio e dei posti di lavoro che porterà la sua realizzazione. Gli oltre 30 ettari di volumetrie dell’operazione Mercafir che i tecnici immaginano sede di un tempio viola fanno battere il cuore. Ma il quartiere è vaccinato contro gli amori a prima vista, specie se visti solo in foto.“E del Franchi che ne facciamo? – si chiede Stefano Sollazzo –, il nuovo progetto è perfetto ma non ci dimentichiamo del nostro stadio, non può stare aperto solo per concerti estivi “. Un tasto su cui lo strappo tra “stadio-scettici” e favorevoli si ricuce: Campo di Marte ha ancora bisogno di calcio viola. “Potrebbe diventare la casa di sport minori – suggerisce Romolo Martinelli, 61 anni – come il rugby o sede della primavera oppure della Rondinella”. Nessuna obiezione sul fronte traffico. Troppo invece sarebbe lasciare nel cassetto dei ricordi i nomi delle curve. “Vogliamo ancora una Fiesole” dice Giulia Panichi. E la Ferrovia? Dal bar Marisa arriva la proposta. “Potremmo tornare a chiamarla Marione, ricordandone due in uno: Cecchi Gori e il più grande supertifoso viola esistito: Mario Ciuffi”.