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  • Niente discriminazioni e anti fascismo: il St Pauli conquista il mondo

    Niente discriminazioni e anti fascismo: il St Pauli conquista il mondo

    • Francesco Morrone
    Ci sono squadre che sono diventate famose per i loro trionfi e altre che sono arrivate alla fama pur non avendo vinto mai niente. Il Sankt Pauli non solo appartiene alla seconda categoria, ma negli ultimi 30 anni anni è andato oltre, diventando un fenomeno di culto del calcio tedesco. La squadra nata nel quartiere omonimo di Amburgo non ha in bacheca neanche mezzo trofeo, e ha alle spalle un passato fatto di sporadiche promozioni in Bundesliga a cui sono corrisposte altrettante retrocessioni in Serie B. Eppure, da parecchi anni a questa parte, gode di un seguito popolare che l'ha resa una sorta di leggenda calcistica. Il motivo di tanta celebrità è da ricercare nella filosofia che contraddistingue il club, racchiusa alla perfezione nella frase stampata sullo stemma: "Non established since 1910". Come a dire, siamo anti sistema e ne andiamo fieri. Quello del St. Pauli è l'unico caso al mondo in cui la tifoseria partecipa attivamente a tutti i progetti che riguardano il club. E non lasciatevi fuorviare dal simbolo dei pirati che campeggia sulle bandiere allo stadio Millerntorn: violenza e illegalità non appartengono al loro Dna. Malgrado la sede del club sia a Reeperbahn, il quartiere a luci rosse più malfamato e sconsigliato di Amburgo, i suoi tifosi (e di conseguenza la società) sono guidati da valori esemplari. Non sono solo apertamente di sinistra, ma sono da sempre schierati contro razzismo, sessismo e omofobia. E soprattutto, sono profondamente anti fascisti. Nel loro stadio, infatti, svastiche e simboli di destra non sono mai entrati. Al massimo, durante le partite sventola qualche bandiera del Che Guevara, frutto delle simpatie comuniste degli ultras. E a riprova del fatto che sono i tifosi per primi a decidere le politiche della società, quest'anno i giocatori sono più volte scesi in campo indossando una maglietta con lo slogan "Niente calcio per i fascisti". Non è un caso che il St. Pauli sia stato il primo club tedesco a inserire nel proprio statuto parole come "integrazione" e "rispetto". E, nel 1991, fu anche il primo a vietare allo stadio qualsiasi tipo di coro discriminatorio. La fama e il rispetto delle altre tifoserie sono stati conquistati così, con dimostrazioni di civiltà e integrazione. Non stupisce più di tanto che il club sia stato il primo in Europa (e forse nel mondo) ad avere un presidente dichiaratamente gay e attivista della causa Lgbt, il direttore teatrale Corny Littmann. Fu proprio sotto la sua presidenza che nella curva dello stadio Millerntorn venne dipinto il murales che avrebbe fatto il giro del mondo: l'immagine di due uomini che si baciano, con accanto la scritta "l'amore è l'unica cosa che conta". Insomma, più che una squadra, un'ideologia da esportare. In panchina adesso siede Ewald Lienen, un signore di 63 anni soprannominato "Lenin" per via delle sue idee politiche di sinistra. Un pacifista prestato al pallone che da giocatore si rifiutava di firmare autografi per non sembrare un divo. Sono storie come questa che hanno fatto sì che il club registrasse in questi anni più abbonati rispetto a tante altre squadre di Bundesliga. Solo in Germania è seguita da 11 milioni di tifosi, senza contare gli oltre 200 fan club sparsi per il pianeta. Ogni domenica, al Millerntorn Stadium arrivano appassionati e curiosi da tutto il mondo che vogliono assistere dal vivo allo spettacolo. Quello sugli spalti, si intende. Per mischiarsi alla tifoseria locale e gridare orgogliosi insieme a loro: "Mai più guerra, mai più fascismo, mai più serie C".

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