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  • Nico Gonzalez, Koopmeiners e Vlahovic: dai fischi agli applausi, ma a cambiare è stata la Juventus

    Nico Gonzalez, Koopmeiners e Vlahovic: dai fischi agli applausi, ma a cambiare è stata la Juventus

    • Cristiano Corbo, inviato a Torino
    Certe storie cambiano d’improvviso, come un accordo musicale che da dissonante si fa armonia. A Torino, quella sinfonia è cominciata a risuonare forte nel pomeriggio di Juventus-Lecce, quando tre uomini simbolo di un passato recente complicato hanno risposto con i fatti: applausi al posto dei fischi, sorrisi al posto delle smorfie, convinzione al posto dello smarrimento. Dusan Vlahovic, Teun Koopmeiners e Nico Gonzalez. Tre nomi, tre redenti. Tre storie che, sotto la bacchetta di Igor Tudor, sembrano aver trovato un nuovo spartito.

    BERSAGLI - Vlahovic ha lasciato da parte le luci della ribalta. Ha preferito la penombra elegante del gioco corale. Nessun goal, vero. Ma due assist che pesano quanto due reti, forse di più. Perché raccontano di un Vlahovic inedito, meno ossessionato dal tabellino, più immerso nel tessuto della squadra. In 67 minuti ha toccato 35 palloni, vinto duelli, aperto corridoi, messo ordine. È la sua centesima partita in Serie A con la maglia della Juve, e la gioca da uomo. Uscendo senza il boato di uno Stadium che si alza in piedi, ma con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di utile. Di concreto. Di diverso. Nell’era Motta, Vlahovic era diventato bersaglio facile: apatico per alcuni, inadeguato per altri. Ma la verità è che l’attaccante serbo aveva solo bisogno di un ruolo che lo valorizzasse. Tudor gliel’ha dato. Non più solo punta da area di rigore, ma riferimento tecnico avanzato. E lui, stavolta, ha risposto. Eccome.

    SU KOOP - Poi c’è lui, Teun Koopmeiners. Il giocatore che doveva essere il fiore all’occhiello del mercato estivo e che invece, tra acciacchi e indecisioni tattiche, sembrava sbiadire sotto i riflettori. Ma Tudor l’ha aspettato, osservato, capito. E alla prima vera occasione, l’ha lanciato titolare. Dopo appena 97 secondi, l’olandese ha mostrato a tutti perché valeva la pena crederci: inserimento da manuale, diagonale chirurgico su invito di Vlahovic, e palla in rete. Il goal più veloce della stagione bianconera, ma anche un segnale chiaro: Koopmeiners c’è, eccome. Il resto è una partita da dominatore silenzioso. La qualità che si fonde all’intelligenza tattica, i movimenti giusti nel sistema giusto — quel 3-4-2-1 che sembra disegnato apposta per lui, come l’Atalanta aveva già dimostrato. Tudor lo ha richiamato al 67’, tra gli applausi scroscianti dello Stadium. Uno scenario nuovo, mai visto prima. Emozionante, persino. “Vedo che ha una gamba e una testa diversa”, ha detto Tudor. È vero. Ma adesso il segreto sarà tenerle entrambe lì, su quella strada che può riportare in alto lui e tutta la Juventus.

    Nico Gonzalez, Koopmeiners e Vlahovic: dai fischi agli applausi, ma a cambiare è stata la Juventus

    E NICO - Meno vistosa ma altrettanto significativa è la rinascita di Nico Gonzalez, che contro il Lecce ha illuminato a tratti la manovra juventina con la sua classe intermittente ma decisiva. Non è ancora il calciatore devastante che a Firenze aveva fatto innamorare, ma è un tassello tecnico imprescindibile in questa squadra. Lontano dai mugugni che ne avevano accompagnato l’avvio juventino, adesso sembra più dentro al progetto. Più reattivo, più coinvolto. Più se stesso. Tudor lo ha collocato nel suo habitat naturale, affidandogli compiti che valorizzano il suo talento e ne limitano i difetti. La Juventus si gode le sue giocate, e lui — finalmente — si gode la Juventus.

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    Commenti

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    GJ84
    GJ84

    Di questi 3 citati, io ho visto nettamente un giocatore ritrovato e si chiama Nico Gonzalez. Il r...

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