Redazione Calciomercato

Juvemania: Motta sul divano a guardare la Juventus fiorire. E' successo, ma senza di lui
- 80
È uno spettacolo familiare, quello andato in scena contro il Lecce, e forse proprio per questo ancora più doloroso per chi, come lui, avrebbe dovuto esserne il regista. Perché i volti sono quelli su cui aveva puntato. Le idee, anche. Ma la differenza è che adesso l’orchestra suona. E il direttore è un altro.
C’è Vlahovic, il centravanti che Motta ha provato a rieducare con pazienza certosina, ma senza mai riuscire a farlo uscire davvero dai suoi automatismi. Eppure, eccolo lì: due assist, movimento continuo, partecipazione lucida e altruista. C’è Koopmeiners, il grande equivoco tattico di stagione, spaesato come un attore fuori parte. E invece oggi è padrone del palcoscenico, nel ruolo che conosce meglio e in un copione finalmente a misura di talento. C’è Nico Gonzalez, che sembrava sempre fuori fuoco, ma che oggi ritrova la nitidezza di un giocatore vero, utile, coinvolto.
Sono i suoi giocatori. Le sue scommesse. Ma non è più la sua squadra. Motta era arrivato con la fama del visionario moderno: linee alte, rotazioni, centrocampisti fluidi, calcio proattivo. Ma si è perso in mezzo alla prudenza, schiacciato dal peso di una maglia che non ti chiede solo idee, ma anche risultati. E personalità. E polso.

È come se avesse impacchettato tutto con cura — il piano, i dettagli, i protagonisti — e poi si fosse dimenticato il biglietto per lo spettacolo. Tudor ha trovato quella scatola già pronta, l’ha aperta, ha scelto cosa tenere e cosa buttare. E soprattutto ha acceso la luce. Ha tolto i freni, ha rimesso in piedi ciò che sembrava inceppato.
La verità più tagliente è che Motta non aveva torto. Voleva un certo tipo di calcio, voleva un certo tipo di protagonisti, voleva una Juve diversa. E quella Juve, adesso, esiste. Solo che è arrivata senza di lui. Perché nel calcio non basta avere ragione. Bisogna averla subito.
La sua Juventus è rimasta un’idea bellissima chiusa in una cartella piena di fogli spiegazzati. Quella di Tudor, invece, è già scritta sul campo. E piace, diverte, convince. Fa rumore.
Non ci sarà redenzione per Motta in bianconero. Nessun ritorno da eroe incompreso. La sua avventura a Torino è finita nel peggiore dei modi: non con un naufragio spettacolare, ma con un lento svanire. Un’evaporazione. Oggi la Juve brilla, e lui non c’è.
Commenti
(80)Scrivi il tuo commento
Fate ridere