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    Nel mondo di Trump il calcio tornerà autarchico: sì ai Verratti, no ai Dybala

    Nel mondo di Trump il calcio tornerà autarchico: sì ai Verratti, no ai Dybala

    • Gianluca Minchiotti
    Sta facendo molto discutere l'intervista rilasciata al Corriere della Sera da Giulio Tremonti. In estrema sintesi, l'ex ministro sostiene che con Donald Trump, che oggi si insedia ufficialmente alla presidenza degli Stati Uniti, "finisce l’utopia della globalizzazione" e che è probabile che "in politica tornino le formule nazionali, il made in Italy". La politica e l'economia vanno a braccetto, è cosa nota, e il calcio ormai è quasi più un business che uno sport. 

    Se Trump (e Tremonti) avessero ragione, cosa potrebbe accadere al calcio nei prossimi anni? In un mondo nel quale, secondo questa visione, dovrebbero riacquistare maggiore importanza le nazioni, rispetto ai mercati globali, e i confini, rispetto alle dimensioni sovranazionali, il calcio si adeguerebbe? 

    Se pensiamo alla Nazionale (cosa, più della maglia azzurra, rappresenta al meglio il made in Italy?), questo orizzonte potrebbe tradursi in una sorta di protezionismo nei confronti dei nostri maggiori talenti. Pensiamo a Donnarumma, a Belotti, a Gagliardini: così come ci sono delle regole che impongono ai nostri club un numero massimo di slot di calciatori extracomunitari in entrata (due a stagione), altrettanto forse si potrebbe fare in uscita con i nostri giovani più forti. Tipo: non si va all'estero prima dei 25 anni (Verratti non sarebbe mai andato al PSG, ad esempio). Anche gli altri ovviamente a quel punto farebbero la stessa cosa. E ci troveremmo in un mondo (calcistico) nel quale non sarebbe possibile vedere un Pogba in Serie A a 19 anni. Si tornerebbe (quasi) al calcio autarchico di quando le frontiere erano chiuse.

    Voi cosa ne dite, lo preferireste a quello attuale? Una Serie A senza Dybala ma con Verratti? E una Nazionale (potenzialmente) più forte?   

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