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Nel 'Bosco della Memoria' di Bergamo il vento racconta la nostra Spoon River
Di quei giorni esiste una fotografia che ha fatto il giro del mondo. Quella scattata dal balcone di una casa nella via della città nel momento in cui una lunga fila di automezzi dell’esercito procedeva lentamente con il suo carico di bare. Al dramma della morte, per i parenti idi quelle vittime, si sommavano la disperazione e l’angoscia di non poter conoscere neppure la destinazione dei loro cari. Venezia, Bologna e altre città. Lì, così distanti da casa, si sarebbe concluso il loro ultimo viaggio.
Da oggi, perlomeno idealmente, le vittime di quella strage saranno tutte insieme nel Bosco della Memoria rappresentate dai cento alberi che già sono stati interrati e dagli altri che verranno nel tempo. Anche il premier Draghi ha voluto donare una pianta. Un tiglio, per l’esattezza. Un albero che, fina dall’antichità era ritenuto il simbolo dell’amicizia, dell’amore e della longevità. Il sui fiori hanno un profumo intenso, dolce e inconfondibile. Sono i preferiti dalle api per la loro produzione di miele. E le api, è ben noto, indicano la sintesi più alta e utile della vita nel nostro pianeta.
Un anno dopo purtroppo sembra che non sia cambiato ancora nulla. Cinquecento morti al giorno, mediamente, non sono freddi numeri ma persone. Si parla di luce in fondo al tunnel, ma anche allora si diceva la medesima cosa. La verità è che non si riesce a capire quanto lungo sia questo tunnel. Eppure guai a cedere per lo scoraggiamento e lo sfibramento nervoso. Ricordiamoci che, da oggi esiste un Bosco della Memoria da poter visitare e dove portare i nostri bambini a giocare. Così che anche loro possano ascoltare il suono del vento il quale, dopo aver raccolto le voci degli abitanti della nostra Spoon River e le loro storie, le spargerà nell’aria. Voleranno altissimi, ovunque e per sempre, come palloncini colorati che non scoppiano mai.