
NBA, Lakers a un passo dal trionfo: ecco come Anthony Davis li ha rivoluzionati, in 5 passi
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1 - STAR POWER - Qualcuno ha osato ipotizzare che i Lakers avessero ceduto troppo nella trade che ha portato Anthony Davis a Los Angeles dai Pelicans: Lonzo Ball, Brandon Ingram e Josh Hart sono rispettivamente due grandi talenti e un ottimo giocatore e, al contempo, cedere diverse scelte comporta sempre il rischio di vederle tramutarsi in grandi stelle. Ma guardiamoci in faccia: quante stelle più luminose di Davis esisteranno nei prossimi 10 anni di pallacanestro NBA? Verosimilmente pochissime. Ecco perché se da un lato New Orleans è stata molto brava a ottenere quella quantità di giocatori e scelte per un giocatore che avrebbe perso a zero, dall’altra parte Los Angeles ha guadagnato una cosa fondamentale: una seconda stella in grado di cambiare completamente la percezione che si aveva della squadra.


2 - RAPPORTI PRIVILEGIATI - L’intero ecosistema dei Lakers è stato possibile grazie a due figure: LeBron James e Rich Paul. Il primo non ha bisogno di presentazioni mentre il secondo, invece, è l’agente sia di The Chosen One che di The Brow ed è la persona che più di tutte ha spinto per riunire i suoi due clienti più importanti. Quando ci è riuscito, la scorsa estate, i due hanno instaurato un gran rapporto, condividendo il loro tempo libero, come testimoniato dai social: un aspetto raro e fondamentale nella carriera di LeBron, una vera investitura. Anche grazie a questi rapporti eccellenti , poi, i Lakers hanno potuto confermare giocatori della stessa scuderia come Kentavious Caldwell-Pope a cifre più basse rispetto al passato. Ecco che magicamente tutto ha cominciato ad andare al suo posto.

3 - L’ANCORA DIFENSIVA - Anthony Davis permette ai Lakers di essere una difesa solidissima. Da solo ha cambiato il volto difensivo di Los Angeles: è uno stoppatore incredibile ed è in grado di intimidire ogni avversario che provi a tirare nei pressi del ferro. A lui i Lakers si sono aggrappati, circondandolo di difensori tenaci sul perimetro, che altro non dovevano fare che indirizzare gli attaccanti verso il passaggio a livello con il numero 3 sulle spalle. Non a caso è stato un serissimo candidato al premio di difensore dell’anno, premio poi finito a Giannis Antetoukounmpo. Un aspetto fondamentale per una squadra che fino allo scorso anno scorso era unanimemente riconosciuta tra le peggiori della NBA.

4 - IL DOPPIO DILEMMA - Se nella metà campo difensiva Davis è stato un fattore, in quella offensiva The Brow ha fatto le cose più eccitanti per i tifosi. Stiamo parlando di una macchina da canestri in tante situazioni diverse: vicino al ferro, in post, in isolamento e anche nel tiro da tre punti, come ha più volte dimostrato anche in questi playoff. Aggiungere al proprio roster un giocatore che può punire con quell’efficacia i tuoi avversari sia dall’arco che nei pressi del ferro ti permette di disporre di un pericolo che in pochissime squadre possono vantare. Ecco perché oltre all’inserimento nel miglior quintetto difensivo della stagione per lui è arrivato anche l’inserimento nel miglior quintetto assoluto.

5 - AL FIANCO DEL RE - Oltre a Davis, però, nel primo quintetto della stagione NBA c’è ovviamente LBJ, l’uomo che ha sfiorato il quinto MVP della sua carriera. Più ancora di ciò che Davis fa in prima persona, dunque, deve restarvi bene impresso ciò che la sua sola presenza comporta per LeBron James. Un giocatore di questo livello nelle due metà campo permette ai Lakers di non andare mai in difficoltà quando The King si concede qualche minuto di riposo e, soprattutto, di poter massimizzare le caratteristiche del numero 23 quando queste due superstar condividono il campo. Fino a Gara 2 di queste Finals, con ogni probabilità , Davis avrebbe meritato l’MVP delle Finals anche più di LeBron: due prestazioni monstre che hanno mostrato l’equivalenza offensiva di questi due assoluti fenomeni. Complice una brutta gara 3 di Davis e una leggendaria Gara 4 di LeBron, però, la storia sembra segnata. LeBron probabilmente vincerà il quarto MVP delle finals della sua carriera e potrà definitivamente ambire alla corona di “GOAT” . Se potrà permetterselo, però, sarà anche grazie a Anthony Davis, il più forte compagno con cui abbia mai condiviso il campo.