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    Napolimania: Kvaratskhelia ha sconvolto i piani di Conte. La risposta di due fedelissimi, lo Scudetto si può

    Napolimania: Kvaratskhelia ha sconvolto i piani di Conte. La risposta di due fedelissimi, lo Scudetto si può

    • Claudio D'Amato
    Ci sono vittorie e vittorie. Quella col Verona è una vittoria con la V maiuscola. Non c'entra la caratura dell'avversaria, sulla carta ampiamente alla portata, bensì conta come il Napoli abbia approcciato, gestito e voluto altri 3 punti per proseguire questo suo 'bruciare le tappe' nella ricostruzione targata Antonio Conte. Un successo reso ancor più prezioso dal pareggio dell'Atalanta ad Udine, dal fatto che il calendario adesso prevede Dea, Juventus e Roma una dietro l'altra e da una condizione psicologica complicata dal mercato invernale, con lo tsunami Kvaratskhelia ad aver sconvolto piani squadra e umori di una città legata al georgiano ma ormai probabilmente consapevole che il calcio di oggi va accettato così. Da vivere senza drammi né troppi rancori.

    CONSAPEVOLEZZA TRICOLORE - Il 2-0 rifilato all'Hellas sa di timbro sul processo di maturazione del Napoli risorto dalle macerie post Scudetto, ora in grado di sognare un altro titolo. Sognare, sì, ma con la consapevolezza che in panchina siede un allenatore vincente divenuto in pochi mesi il simbolo del rilancio. Dentro e fuori dal campo. In 20 giornate i partenopei hanno saputo mettere insieme 47 punti su 60: "fieno in cascina" deluxe, utile a costruire una seconda metà di stagione fondata su ambizioni rese legittime da una rinnovata mentalità e da sicurezze ritrovate sul prato verde grazie a innesti e dogmi del nuovo corso.

    ANGUISSA E DI LORENZO ESEMPI DEL 'CONTISMO' - Voltandosi indietro, guardando al presente e proiettandosi verso il futuro, Napoli-Verona ha posto l'accento su due pedine che rappresentano a dovere il 'Contismo' azzurro: Frank Anguissa e Giovanni Di Lorenzo. Dai loro piedi sono nati i gol con cui è stata archiviata la pratica Hellas, ma tra le righe si cela di più. Molto di più. Si nasconde quel processo di restyling attuato nelle gambe e nella testa dal tecnico salentino, che per piazzarsi al timone ha posto su tutte una precisa condizione: non cedere i calciatori più forti del ciclo Spalletti. Due di essi sono inevitabilmente il camerunense ed il capitano, tra i peggiori dell'annata horror seguita al trionfo scudettato ed ora nuovamente pilastri.

    UN FRANK MAI VISTO - Partiamo dal 99, nei mesi successivi alla vittoria del tricolore per larghi tratti indolente, sfasato e lontanissimo parente del colpo di mercato messo a segno nel 2021. Con Conte la musica è tornata quella dei tempi migliori, se non addirittura ancor più melodica: Anguissa, evidentemente pungolato dall'arrivo di McTominay sul gong della finestra estiva, senza poter immaginare che col tempo entrambi avrebbero convissuto diventando la colonna portante del restaurato palazzo azzurro, ha ricollocato i chip utili a fare la voce grossa aggiornandoli con le dritte 'Contiane'. Risultato? Quantità, dinamismo da vendere ed una qualità - per caratteristiche - poche volte emersa nelle sue giocate, oggi tradotta nei 4 gol messi a segno fin qui in stagione (contro Parma, Udinese, Genoa e appunto Verona). L'ultimo bellissimo, domenica sera, tutto tecnica e potenza.

    CAPITANO TOTALE - E Di Lorenzo? Beh, che dire, i mal di pancia estivi sembrano un leitmotiv mai esistito. Il tutto grazie al ritorno in auge del terzino dai piedi buoni, tatticamente sul pezzo e stessa opzione 'totale' di cui ha potuto giovare Spalletti ancor prima che Conte: col Verona spesso dentro al campo, a ridosso dell'area avversaria e lucido nelle letture difensive. Un reset da capitano, una ripartenza all'insegna della personalità in una piazza tutt'altro che facile come Napoli: Giovanni ha saputo riprendersi affetto, continuità di rendimento e tornare a lottare su ogni pallone per la causa azzurra. Anche in questo c'è lo zampino dell'uomo venuto dal Salento, trasformatosi in psicologo per rimettere insieme i cocci del disastroso 2023/2024 e super nel convincere Di Lorenzo che restare sarebbe stata la scelta migliore. E così è stato.

    NERES CHE AVANZA - La gelida notte del 'Maradona', con vento e temperature polari che non hanno spento il calore del popolo azzurro, ha poi fornito l'ennesima riprova di quanto David Neres - per usare un ulteriore concetto tanto amato da Conte - "sposti gli equilibri": il brasiliano, in attesa che il tormentone Kvaratskhelia trovi il suo epilogo, ad oggi rappresenta l'erede del georgiano cavalcando l'onda di progressi lenti ma costanti che gli hanno consentito di scalzare gradualmente il 77 nelle gerarchie offensive. Dall'inizio o a gara in corso che sia. Col brasiliano a destra c'è più probabilità di vederlo mirare la porta, ma a sinistra - mattonella in cui si è deciso di provarlo, modellarlo e lanciarlo con maggiore continuità - l'ex Benfica sta facendo ugualmente la differenza tra dribbling e palloni al bacio offerti ai compagni col suo talentuoso mancino. Per informazioni chiedere a Magnani e Faraoni, saltati sistematicamente dagli affondi del verdeoro. Con un Neres così, in quanto a talento, lasciar andare uno come Kvara diventa meno pesante.

    CIAO DANIELE - Chiusura, doverosa e voluta, riservata al piccolo Daniele. Il prepartita di Napoli-Verona ha regalato emozioni e lacrime, col video diffuso sui maxischermi di Fuorigrotta a salutare il tifoso entrato nel cuore di tutti: tifosi, città e soprattutto di chi lo aveva praticamente adottato, ovvero Conte e i suoi ragazzi. Mesi trascorsi a braccetto, sorrisi, esperienze condivise per regalare gioie a chi ha lottato come un leone pur trovandosi davanti un muro insormontabile: il pianto dei familiari, abbracciati in cerchio a bordocampo insieme al vicepresidente Edoardo De Laurentiis, ha rimarcato il legame nato tra Daniele, tra chi lo ha cresciuto e la squadra, consegnando ai presenti attimi di commozione tanto speciali quanto dolorosi. Pensare ad un'anima volata in cielo ad appena 13 anni, pochi mesi fa fianco a fianco coi propri beniamini, fa male ed è ingiusto. La nuova dedica di Anguissa dopo il gol, oltre al crollo emotivo accennato dal 99 davanti alle telecamere di 'DAZN' al triplice fischio, spiegano meglio di qualunque altra cosa ciò che stiamo raccontando. Ciao Daniele, continua a tifare Napoli da lassù.

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    Taribo82
    Taribo82

    SENZA LE COPPE LO SCUDETTO SI DEVE VINCERE.

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