Redazione Calciomercato
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Napolimania: confusione tattica in un Olimpico tabù, ma Conte ha due motivi per sorridere
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Ribadiamolo subito: la stagione del Napoli è super, il ruolino di marcia resta di altissimo profilo e gran parte del merito va attribuito ad Antonio Conte. Nell'accenno di pareggite che ha colpito gli azzurri, però, sono stati commessi degli errori. Le tre 'X' di fila che hanno rallentato la cavalcata al vertice dei partenopei sono - come sottolineato a più riprese - figlie degli infortuni e di un mercato invernale che non ha migliorato la rosa, ma anche di letture in corsa che hanno prodotto effetti controproducenti. Sotto la lente la gestione dei cambi con l'Udinese e le modifiche tattiche adottate nei finali di gara in terra capitolina, che in questa stagione - unite all'eliminazione dalla Coppa Italia - hanno reso l'Olimpico un vero e proprio tabù.
COPPA ITALIA, ANGELIÑO E DIA: INCUBO OLIMPICO - Il 2024/2025 del Napoli non fa di certo rima con Roma. L'incubo ha preso forma a inizio dicembre, quando uno scatenato Noslin ha condannato le seconde linee scelte da Conte all'uscita di scena dagli ottavi di Coppa con una tripletta. Anche lì il robusto turnover ha alimentato dubbi e dibattiti, senza sapere che il duplice ritorno all'Olimpico previsto dal calendario di A si sarebbe rivelato ulteriormente amaro. Due settimane fa a ricacciare in gola l'urlo per 3 punti ormai a portata di mano era stato Angeliño al 92', riacciuffando l'1-1 e rispondendo all'ex Spinazzola. Stavolta a punire gli azzurri ci ha pensato un altro spauracchio in stile Isaksen (due prodezze tra andata e ritorno), ossia Boulaye Dia, che nel rovinare la festa ai partenopei ci ha preso gusto: 'Maradona' gelato ad aprile 2023 nel derby con la Salernitana con festa Scudetto rinviata, ora il mancino chirurgico valso il 2-2 al minuto 87. Insomma, il bilancio di quest'anno nella Capitale è tutt'altro che indimenticabile: Napoli fuori dalla Coppa Italia e raggiunto due volte in 15 giorni a tempo scaduto.
LE MOSSE FINALI CON LA ROMA - Dietro agli stop vissuti in campionato contro Roma, Udinese e Lazio, come detto, si celano letture rivelatesi poco felici. A cominciare da quanto compiuto nel quarto d'ora finale coi giallorossi, col cambio Mazzocchi-Neres prematuro alla luce di un Napoli già in sofferenza e schiacciato ulteriormente dall'uscita dal campo di una pedina offensiva. Tant'è che Conte ha poi provato a correre ai ripari, inserendo Raspadori per Politano e passando dal 4-3-3 al 3-5-2 - come confermato dallo stesso allenatore nella conferenza post gara - "per far sì che non ci abbassassimo troppo". Tale mossa ha comportato il dirottamento dell'esterno ex Salernitana da sinistra a destra, con conseguente errore in marcatura su Angeliño letale ai fini del tiro al volo dello spagnolo che ha tolto 2 punti d'oro al Napoli.
I CAMBI CON L'UDINESE - Sette giorni più tardi gli azzurri hanno fallito un altro appuntamento con la vittoria, venendo bloccati a Fuorigrotta da un'Udinese organizzata in maniera magistrale da Runjaic. Al calo fisico e mentale patito dai partenopei nel secondo tempo si è unito il dosaggio delle energie che ha interessato in particolar modo Romelu Lukaku e Stanislav Lobotka, tolti dal prato del 'Maradona' nei rispettivi momenti migliori di un match che fin lì li aveva visti sottotono come il resto dei compagni. Il belga si era appena costruito una chance in proprio per siglare il 2-1 dando segnali di riscossa, lo slovacco - ingabbiato nel primo tempo - aveva preso per mano la squadra tornando a dettare i tempi e stazionando su ogni zolla del centrocampo.
RAFA MARIN CON POLITANO A SINISTRA: 2-2 LAZIO - Infine, tornando alla strettissima attualità, il cerchio dei pareggi si è chiuso con Lazio-Napoli di sabato: l'emergenza che ha smembrato la catena sinistra (ko Olivera, Neres e Spinazzola) ha obbligato Conte a ricorrere al 3-5-2, ricevendo risposte crescenti col passare dei minuti. La svolta l'ha però data l'ingresso del grande escluso iniziale, Matteo Politano, che rilevando Buongiorno (con un'ora di autonomia poiché di rientro dall'infortunio) ha riconsegnato sembianze di 4-3-3 e fornito la scossa utile a far cambiare passo e indice di pericolosità agli azzurri. Non a caso anche dai suoi piedi è passata l'azione culminata nell'autogol di Marusic che aveva sancito la momentanea rimonta, vanificata dall'acuto di Dia. Se Conte era riuscito a cambiarla, il ritocco tattico adottato in prossimità del 90' ha rimescolato (in negativo) carte e scenari del match: Mazzocchi, in riserva e acciaccato ("Mi ha chiesto la sostituzione intorno al 72', l'ho tenuto fino all'80' e ho dovuto trovare un'altra soluzione in corsa"), è stato rilevato da un Rafa Marin fin qui in naftalina e gettato nella mischia in una fase cruciale della partita e della stagione. Motivo? Si torna al discorso della panchina corta e della carenza di alternative, fattori che - come svelato da 'DAZN' - hanno portato il tecnico leccese a esclamare "Ora chi metto?" per poi affidarsi al centrale spagnolo. Il suo ingresso ha comportato lo spostamento di Politano a tutta fascia sulla sinistra, un ruolo inedito che lo ha visto andare in difficoltà quando c'era da contenere. Risultato? Dia lasciato libero di convergere, calciare e firmare il pari.
NAPOLI "SNATURATO" - La mossa ha sconfessato quanto chiarito da Conte nella conferenza della vigilia, in cui il timoniere azzurro - a domanda su eventuali novità tattiche previste per far fronte agli infortuni - aveva dichiarato: "Non chiederò mai a un calciatore di fare qualcosa mai fatto, cercheremo l'abito giusto senza snaturare le caratteristiche, mettendoli nelle posizioni migliori per aiutare tutta la squadra". Da qui la scelta di preferire Mazzocchi al numero 21, lasciato inizialmente in panchina proprio per non costringerlo a svolgere compiti inediti e ad occupare una posizione non consona al proprio DNA calcistico. Il finale con la Lazio invece ha detto l'esatto contrario: anziché allargare Juan Jesus come terzino sinistro e affiancare Marin a Rrahmani in una linea a 4, si è optato per il cambio fascia di Politano. Probabile che Conte preferisse inserire l'iberico in un pacchetto a 3 più protetto, chiave di lettura avvalorata da quanto spiegato dopo il match relativamente al rilancio di Buongiorno dal 1': "Non giocava da due mesi e mezzo e metterlo in una difesa a quattro sarebbe stato diverso".
RASPADORI GRAFFIA, BUONGIORNO IS BACK - In casa Napoli si mastica amaro pur consapevoli che un punto sul campo di questa Lazio rappresenta un ottimo risultato, ma che per come maturato ha il sapore del passo falso. In una giornata complicata, le due note liete sono rappresentate senza dubbio dalla risposta tutta talento e personalità fornita da Jack Raspadori e dall'ottimo ritorno di Buongiorno. L'attaccante, impiegato col contagocce, ha ripagato coi fiocchi la fiducia di Conte e sopperito a dovere all'assenza di Neres: avvicinato a Lukaku (brillante l'intesa tra i due), l'ex Sassuolo ha segnato l'1-1 e provocato l'autorete di Marusic valsa il momentaneo sorpasso, mostrandosi in palla anche dal punto di vista della condizione svariando e smistando palloni per i compagni. Il centrale torinese, ripiazzato a protezione di Meret, spesso e volentieri ha anticipato gli avversari sfruttando fisico e capacità di leggere le situazioni. L'abbraccio di Conte, una volta sostituito al 60' in evidente debito d'ossigeno, la dice lunga sulla sua prova e di quanto sia fondamentale per blindare nuovamente la retroguardia azzurra.
COPPA ITALIA, ANGELIÑO E DIA: INCUBO OLIMPICO - Il 2024/2025 del Napoli non fa di certo rima con Roma. L'incubo ha preso forma a inizio dicembre, quando uno scatenato Noslin ha condannato le seconde linee scelte da Conte all'uscita di scena dagli ottavi di Coppa con una tripletta. Anche lì il robusto turnover ha alimentato dubbi e dibattiti, senza sapere che il duplice ritorno all'Olimpico previsto dal calendario di A si sarebbe rivelato ulteriormente amaro. Due settimane fa a ricacciare in gola l'urlo per 3 punti ormai a portata di mano era stato Angeliño al 92', riacciuffando l'1-1 e rispondendo all'ex Spinazzola. Stavolta a punire gli azzurri ci ha pensato un altro spauracchio in stile Isaksen (due prodezze tra andata e ritorno), ossia Boulaye Dia, che nel rovinare la festa ai partenopei ci ha preso gusto: 'Maradona' gelato ad aprile 2023 nel derby con la Salernitana con festa Scudetto rinviata, ora il mancino chirurgico valso il 2-2 al minuto 87. Insomma, il bilancio di quest'anno nella Capitale è tutt'altro che indimenticabile: Napoli fuori dalla Coppa Italia e raggiunto due volte in 15 giorni a tempo scaduto.
LE MOSSE FINALI CON LA ROMA - Dietro agli stop vissuti in campionato contro Roma, Udinese e Lazio, come detto, si celano letture rivelatesi poco felici. A cominciare da quanto compiuto nel quarto d'ora finale coi giallorossi, col cambio Mazzocchi-Neres prematuro alla luce di un Napoli già in sofferenza e schiacciato ulteriormente dall'uscita dal campo di una pedina offensiva. Tant'è che Conte ha poi provato a correre ai ripari, inserendo Raspadori per Politano e passando dal 4-3-3 al 3-5-2 - come confermato dallo stesso allenatore nella conferenza post gara - "per far sì che non ci abbassassimo troppo". Tale mossa ha comportato il dirottamento dell'esterno ex Salernitana da sinistra a destra, con conseguente errore in marcatura su Angeliño letale ai fini del tiro al volo dello spagnolo che ha tolto 2 punti d'oro al Napoli.
I CAMBI CON L'UDINESE - Sette giorni più tardi gli azzurri hanno fallito un altro appuntamento con la vittoria, venendo bloccati a Fuorigrotta da un'Udinese organizzata in maniera magistrale da Runjaic. Al calo fisico e mentale patito dai partenopei nel secondo tempo si è unito il dosaggio delle energie che ha interessato in particolar modo Romelu Lukaku e Stanislav Lobotka, tolti dal prato del 'Maradona' nei rispettivi momenti migliori di un match che fin lì li aveva visti sottotono come il resto dei compagni. Il belga si era appena costruito una chance in proprio per siglare il 2-1 dando segnali di riscossa, lo slovacco - ingabbiato nel primo tempo - aveva preso per mano la squadra tornando a dettare i tempi e stazionando su ogni zolla del centrocampo.
RAFA MARIN CON POLITANO A SINISTRA: 2-2 LAZIO - Infine, tornando alla strettissima attualità, il cerchio dei pareggi si è chiuso con Lazio-Napoli di sabato: l'emergenza che ha smembrato la catena sinistra (ko Olivera, Neres e Spinazzola) ha obbligato Conte a ricorrere al 3-5-2, ricevendo risposte crescenti col passare dei minuti. La svolta l'ha però data l'ingresso del grande escluso iniziale, Matteo Politano, che rilevando Buongiorno (con un'ora di autonomia poiché di rientro dall'infortunio) ha riconsegnato sembianze di 4-3-3 e fornito la scossa utile a far cambiare passo e indice di pericolosità agli azzurri. Non a caso anche dai suoi piedi è passata l'azione culminata nell'autogol di Marusic che aveva sancito la momentanea rimonta, vanificata dall'acuto di Dia. Se Conte era riuscito a cambiarla, il ritocco tattico adottato in prossimità del 90' ha rimescolato (in negativo) carte e scenari del match: Mazzocchi, in riserva e acciaccato ("Mi ha chiesto la sostituzione intorno al 72', l'ho tenuto fino all'80' e ho dovuto trovare un'altra soluzione in corsa"), è stato rilevato da un Rafa Marin fin qui in naftalina e gettato nella mischia in una fase cruciale della partita e della stagione. Motivo? Si torna al discorso della panchina corta e della carenza di alternative, fattori che - come svelato da 'DAZN' - hanno portato il tecnico leccese a esclamare "Ora chi metto?" per poi affidarsi al centrale spagnolo. Il suo ingresso ha comportato lo spostamento di Politano a tutta fascia sulla sinistra, un ruolo inedito che lo ha visto andare in difficoltà quando c'era da contenere. Risultato? Dia lasciato libero di convergere, calciare e firmare il pari.
NAPOLI "SNATURATO" - La mossa ha sconfessato quanto chiarito da Conte nella conferenza della vigilia, in cui il timoniere azzurro - a domanda su eventuali novità tattiche previste per far fronte agli infortuni - aveva dichiarato: "Non chiederò mai a un calciatore di fare qualcosa mai fatto, cercheremo l'abito giusto senza snaturare le caratteristiche, mettendoli nelle posizioni migliori per aiutare tutta la squadra". Da qui la scelta di preferire Mazzocchi al numero 21, lasciato inizialmente in panchina proprio per non costringerlo a svolgere compiti inediti e ad occupare una posizione non consona al proprio DNA calcistico. Il finale con la Lazio invece ha detto l'esatto contrario: anziché allargare Juan Jesus come terzino sinistro e affiancare Marin a Rrahmani in una linea a 4, si è optato per il cambio fascia di Politano. Probabile che Conte preferisse inserire l'iberico in un pacchetto a 3 più protetto, chiave di lettura avvalorata da quanto spiegato dopo il match relativamente al rilancio di Buongiorno dal 1': "Non giocava da due mesi e mezzo e metterlo in una difesa a quattro sarebbe stato diverso".
RASPADORI GRAFFIA, BUONGIORNO IS BACK - In casa Napoli si mastica amaro pur consapevoli che un punto sul campo di questa Lazio rappresenta un ottimo risultato, ma che per come maturato ha il sapore del passo falso. In una giornata complicata, le due note liete sono rappresentate senza dubbio dalla risposta tutta talento e personalità fornita da Jack Raspadori e dall'ottimo ritorno di Buongiorno. L'attaccante, impiegato col contagocce, ha ripagato coi fiocchi la fiducia di Conte e sopperito a dovere all'assenza di Neres: avvicinato a Lukaku (brillante l'intesa tra i due), l'ex Sassuolo ha segnato l'1-1 e provocato l'autorete di Marusic valsa il momentaneo sorpasso, mostrandosi in palla anche dal punto di vista della condizione svariando e smistando palloni per i compagni. Il centrale torinese, ripiazzato a protezione di Meret, spesso e volentieri ha anticipato gli avversari sfruttando fisico e capacità di leggere le situazioni. L'abbraccio di Conte, una volta sostituito al 60' in evidente debito d'ossigeno, la dice lunga sulla sua prova e di quanto sia fondamentale per blindare nuovamente la retroguardia azzurra.
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Chi scrive l’articolo e parla di confusione non sa di calcio. Conte non era in confusione ma sem...