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    Napolimania: ha ragione De Laurentiis! Vanno fermate le nazionali, o si rischia un nuovo caso Ronaldo

    Napolimania: ha ragione De Laurentiis! Vanno fermate le nazionali, o si rischia un nuovo caso Ronaldo

    • Raffaele Auriemma
    Aurelio De Laurentiis può risultare simpatico oppure no, però nessuno ne può contestare il modo di gestire la società sportiva calcio Napoli. Tra i club che puntano allo scudetto è, insieme all’Atalanta, quello che non ha buchi in bilancio, a dispetto di Roma (-204 milioni di euro), Milan (-195 milioni di euro), Inter (-103,1 milioni di euro al 31/3/2020) e Juventus (-89,7 milioni di euro) che tutte insieme sommano ben 600 milioni di debiti.

    Anche il calo di introiti provocato dal Covid ha intaccato il Napoli soltanto in maniera marginale, tanto che De Laurentiis si è permesso il lusso di ingaggiare Osimhen (costo a bilancio di 80 milioni di euro) e di consegnare a Gattuso anche il suo pupillo Bakayoko. Tutto ciò a conferma di quanto don Aurelio riesca a gestire al meglio le risorse che arrivano alla sua società attraverso le prestazioni sportive del team. Per questa ragione e per il bene di tutte quelle società che non hanno lo stesso bacino di utenza del Napoli, non ci si può permettere il lusso di fermare i campionati nazionali e le competizioni continentali per club. I bilanci di tutte le società professionistiche reggono solo se riescono a ricevere il quantum per loro previsto dalla ripartizione dei diritti tv e, per non subire un calo di introiti, bisognerà giocare tutte le partite previste dal contratto triennale che scadrà a giugno prossimo. Non una in meno, come invece saranno costretti Figc e Lega Calcio, qualora fosse necessario ripiegare sui playoff per assegnazione dello scudetto, per l’accesso a Champions ed Europa League, oltre alle retrocessioni nel campionato cadetto.

    Cosa fare per ridurre al minimo il rischio di una catastrofe economica nell’industria del pallone che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone? Bisogna fermare l’attività delle nazionali. De Laurentiis ha ragione nel dire che dal mese di novembre sarà necessario evitare che i calciatori di club possano aggregarsi alle rispettive nazionali, così da evitare altri rischi di contagio, come è successo a Cristiano Ronaldo con la selezione portoghese. Quest’anno qualcosa bisogna sacrificarlo e non può essere di certo la contrazione dei campionati nazionali che garantiscono le risorse a tutti i club.

    Quest’anno e fino a quando il Covid non sarà domato, bisognerà fermare tutte le competizioni delle nazionali, perché il momento che la società civile sta vivendo è molto simile a quello dello stato di guerra. Basterà osservare l’albo dei campionati del mondo di calcio e ci si accorgerà che dopo le prime tre edizioni del 1930 in Uruguay (vinsero i padroni di casa), del 1934 in Italia e del 1938 in Francia (entrambe le edizioni vinte dall’Italia), si passò direttamente ai Mondiali del 1950 in Brasile. Questo perchè la seconda guerra Mondiale (1939-1945) bloccò quasi tutte le attività sportive internazionali. Anche se il nemico del mondo è diverso da quelli di allora, oggi più che mai il calcio dovrà essere limitato ai confini nazionali ed al massimo allargarsi solo al continente europeo.

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