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    Juve, ti piace vincere facile: ora però è il momento di cambiare la Serie A

    Juve, ti piace vincere facile: ora però è il momento di cambiare la Serie A

    • Marco Giordano
    Fino a ieri, almeno formalmente, il Napoli ha tenuto vivo un campionato che, viste le distanze, la Juventus avrebbe vinto a febbraio, senza la presenza della banda Sarri. L'unica serie aperta di sette titoli consecutiva in Europa è condivisa tra Juventus e Celtic: in questo momento, insomma, il nostro calcio è una Scottish Premiership qualunque, avvicinata solo dal Bayern fermo, al momento, a sei titoli consecutivi in Germania. Vanno, in tal senso, fatti i complimenti alla Juventus. Questa gestione societaria che ha generato il decimo fatturato al mondo (405 milioni nella stagione 2016/17) con un dato impressionante: doppiando il Napoli fermo a quota 200 milioni (raggiungendo il record nella sua storia). Ad oggi, insomma, che Sarri resti o vada via, che qualcuno scippi via Mertens da Napoli o che De Laurentiis riesca a piazzare qualcuno dei suoi colpi alla Cavani, sembra inesorabilmente scritto anche il campionato 2018/19: il primo posto andrà a chi, potrà permettersi un'altra rosa di 20 top player, di confinarne alcuni in panchina in attesa che stiano al top della condizione, di poter inserire il Douglas Costa di turno che cambia le partite in un campionato dove le retrocesse in Premier hanno una rosa da Europa League per il livello della nostra Serie A. Da aggiungere solo un inciso: se anche quest'anno ci si porta dietro un'ombra sulla vittoria juventina, nonostante il fatturato, la rosa e soprattutto la VAR, allora possiamo ragionevolmente ritenere che non ci sarà uno scudetto limpido senza una riforma totale del sistema arbitrale.
    TOCCA AI PRESIDENTI -  La necessità di una svolta è indefettibile ed improcrastinabile: bisogna farlo anche nel più breve tempo possibile, perché almeno in Scozia hanno l'attuante non generica che i Rangers per tanti anni sono stati lontani dal calcio che conta. In un football dove i ricavi dalle pay-tv pesano per più del 70% del fatturato delle squadre, diventa determinante cambiare e farlo alla svelta. De Laurentiis, se vuol iniziare a vincere qualcosa di vero, deve porsi a capo di una cordata di presidenti che rappresenti queste istanze, che raccolga il malessere del popolo che ama il calcio e che non può immaginare ogni anno un verdetto già scritto. Attenzione: se la Juventus sarà più forte, allora sarà giusto che vinca quattordici, venti o centotrenta scudetti di fila. Quello che dovrà cambiare, però, sarà la condizione di partenza: perché questo sistema (dai soldi delle televisioni, passando dalle decisioni arbitrali fino ad arrivare alle influenze mediatiche) è troppo sperequato, ponendo troppa distanza tra chi è davanti e chi ci ha provato, andando oltre ogni limite, a combattere questo predominio.

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