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    Napoli, Sarri come Benitez e Mazzarri

    Napoli, Sarri come Benitez e Mazzarri

    • Giovanni Scotto
    C'è qualcosa di inquietante attorno agli allenatori del Napoli. Quando prendono in mano la squadra partenopea diventano tutti… uguali. Proprio così. Tecnici cosi diversi ma che poi finiscono con l'assomigliarsi. Sarà l'aria di Napoli? Sarri, Benitez e Mazzarri hanno assunto tutti le stesse caratteristiche. Anzi, gli stessi difetti. Un integralismo tattico che vede utilizzare sempre lo stesso modulo. Una monotonia tattica a gara in corso, senza alcuna variante significativa e in grado di imprimere una svolta alla partita.

    I GEMELLI - E non ultimi per importanza, un utilizzo limitato della rosa (qui però Benitez andrebbe escluso) e una monotonia nei cambi esasperante: sempre lo stesso minuto (circa) e quasi sempre gli stessi avvicendamenti. Lo faceva Mazzarri, lo ha fatto Benitez e lo sta facendo anche Sarri. E meno male che il "Guardiola di Figline", come qualcuno lo chiama era arrivato come innovatore e allenatore creativo oltre che adepto al bel calcio. Benitez ha avuto il pregio di utilizzare l'intera rosa a disposizione, andando anche a misurarsi contro limiti evidenti. Sarri e Mazzarri invece si sono fossilizzati su un numero ridotto di calciatori, anche se l'ex Inter ne ha utilizzati di più di Sarri.

    I MOTIVI - Bisogna capire perché gli allenatori del Napoli si riducono in questo modo. Un problema di qualità della rosa? O influenze che arrivano dall'alto, e che forse non mettono in condizione gli allenatori di lavorare come vogliono. Difficile avere una risposta, ma sta di fatto che il rendimento del Napoli (chi più chi meno) è rimasto invariato in questi anni, a prescindere dall'allenatore. Ottimi risultati, tre trofei vinti e piazzamenti europei. Ma per vincere (ciò che vogliono i tifosi!) serve qualcosa di più di un bravo allenatore. 

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