Napoli, il regista del film: ‘Spalletti vero protagonista. Osimhen personaggio drammatico, ecco chi può fare l’attore…’
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Questa sera ci sarà l’anteprima del docufilm “Sarò Con Te”, che ripercorre la corsa scudetto del Napoli nella stagione 2022/23. Dalla conferenza stampa dello Stadio Diego Armando Maradona ecco Andrea Bosello, regista del docufilm, che ha presentato il tutto così: “Questo è un film fatto da un gruppo di documentaristi che hanno avuto la libertà assoluta di accesso. Il presidente ha avuto l’intelligenza di lasciare a noi la libertà creativa e narrativa. La storia la conoscete tutti e sappiamo come va a finire, però non è mai stata vista sotto questo punto di vista. Non è solo lo spogliatoio del Maradona o di Castel Volturno, gli spogliatoi sono tanti in cui è difficile entrare. Ci sono momenti che vedrete la patina volta, i pensieri dei protagonisti e soprattutto Luciano Spalletti. Ci siamo accorti che era lui il protagonista di questa storia, l’abbiamo trovato in lui. Per il suo ruolo ma anche per il carattere dell’uomo. Un contadino, come ama definirsi, e grande uomo di sport. L’altro grande protagonista della storia è la città. Molto probabilmente entra nelle trame del racconto e ci finisce”.
DE LAURENTIIS - “Non ci sono stati antagonisti. Il presidente è il motore di questa storia, anche se è presente all’inizio perché innesta la storia. Lui co-protagonista? No, dà l’incipit alla storia”.
NASCITA DEL FILM “La genesi di questo documentario parte da lontano. Con FilmAuro abbiamo scritto una serie sui 7 anni di Diego a Napoli, che stiamo continuando a produrre. Ci siamo trovati a discutere di una vittoria dello scudetto del Napoli chiedendoci “perché non mettere le telecamere nei posti giusti?”. Uno spogliatoio di una squadra di calcio è un luogo delicatissimo, ha delle sue gerarchie, è pieno di tensioni naturali dello sport. Sappiamo che una telecamera cambia l’atmosfera. Siamo entrati nello spogliatoio tramite l’occhio di una sola persona che seguendo le nostre istruzioni ha trovato i punti di vista giusti per raccontare la storia. Piano piano siamo diventati parte della famiglia”.
CONDIZIONAMENTI - “Qualcuno che ha subito la telecamera? Anche i più burberi iniziano a essere se stessi, i più timidi entrano in un percorso psicanalitico. Tutti hanno raccontato qualcosa di sincero”.
IL PROCESSO - “Abbiamo iniziato a scrivere questa storia attendendo ogni domenica l’esito. Un giorno mi viene chiesto “E se non vinciamo il campionato?”. Siamo partiti con quest’idea quando il Napoli di Spalletti ha iniziato a essere fortissimo. Ho pensato il gioco valesse la candela e quindi piano piano siamo partiti”.
NAPOLETANO - “Sono un napoletano adottato, nato in Friuli e arrivato a Napoli nell’anno dello scudetto di Diego. Sapevo sarebbe stato qualcosa di straordinario. Dopo 33 anni un’intera generazione vede questi festeggiamenti”.
GIOCATORI ATTORI - “Chi può fare l’attore? Ce ne sono tanti che hanno i tempi. Elmas, Juan Jesus, Kvara, Osimhen, Anguissa. Il personaggio più drammatico Osimhen. Mi ricorda Denzel Washington. I primi momenti di ripresa sono stati prima della pausa. Il momento più brutto è stato con il Milan perché lì i 4 gol pesavano anche sulle nostre spalle. Il mister diceva “Non è colpa loro”. Poi per punizione siamo stati sbattuti in tribuna stampa con la Juve (ride, ndr) per scaramanzia. Devo ringraziare anche la Salernitana, altrimenti il film non ci sarebbe stato”.
SERIE TV - “Stiamo lavorando ad una serie tv sul Napoli che racconta di più le vite dei calciatori e ciò che nel film non si poteva vedere nel film. Come l’addio di Spalletti”.
NELLA STORIA - “Il presidente, dopo aver visto il materiale e da produttore, ha detto “ok, mi piace. Facciamo il film perché merita di essere visto al cinema”. Qualcuno dice “Che lo avete fatto a fare?”. Questo resterà nella storia della città. Noi per mesi l’abbiamo visto in uno schermo della moviola, la prima volta al cinema è stato da brividi”.
RICORDO PIÙ BELLO - “Un’inquadratura del mister da solo al Maradona è l’immagine più esclusiva del documentario. Eravamo solo io e lui. Questa è la cosa che porto più di tutte dietro con me”.
LEADERSHIP - “Nel documentario ci sono tutti i momenti “questa non la mettere”. Quei momenti lì il mister aveva bisogno di stare da solo con la squadra ed era giusto. Non dimentichiamo doveva vincere il campionato. Lo faceva che così faceva capire alla squadra che aveva il controllo della situazione. Sono stato cacciato più volte dallo spogliatoio”.
SPALLETTI UN’ISPIRAZIONE - “Non ho conosciuto gli altri allenatori. Spalletti l’altro giorno ha detto che ha scelto la tristezza, una cosa bellissima. Lui mi ha dato l’ispirazione per chiudere questo film. Con lo spirito del samurai ci abbiamo lavorato duramente”.
MOLLARE? - “Un momento in cui abbiamo pensato di gettare la spugna? Mai! Non fa parte del nostro carattere. Questa cosa era troppo importante. Questa cosa resterà”.
SCENE TAGLIATE - “Ci sono momenti divertenti, fantastici che non trovano spazio nella narrazione. Gli scherzi di Spalletti, i giochi che fanno entrando e uscendo”.
GRUPPO DI BRAVI RAGAZZI - “Lo scudetto è un fattore che moltiplica per mille tutti i caratteri in campo. Starace è un elemento fondamentale, così come Meret, Osimhen. Ci sono degli equilibri in una squadra di calcio. Questo è un gruppo di straordinari ragazzi, il mister dice che sono brave persone. Nel calcio ci sono anche i Cassano e Balotelli. Il merito penso sia dell’area tecnica e dell’area sportiva allargata. Tutti quanti hanno costituito quest’armatura. Un attore come Spalletti? Sean Connery”.