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Napoli il ko col Genoa è preoccupante: doveva vincere per salvare Gattuso, l'eterno Pandev lo condanna
Eppure aveva un obbligo, il Napoli. L’obbligo di vincere addirittura e non soltanto per riagganciare la Roma e il quarto posto, ma anche - o soprattutto - per allontanare i fantasmi che danzano attorno alla panchina di Gattuso. Però non ha fortuna, l’allenatore azzurro. Non ce n’ha perché a questa partita contro una delle formazioni più in salute di punti e risultati, contro una squadra rigenerata da Ballardini nel fisico e nel gioco, ci arriva ferito e incerottato come mai. Ovvero: senza l’attacco praticamente titolare (Osimhen e Insigne in avvio in panchina per acciacchi o per precaria condizione e Mertens in Belgio ancora con la caviglia gonfia), senza Fabian che il Covid ha appena lasciato in pace e all’ultimo momento anche senza Koulibaly, il quale il virus se l’è beccato appena poco prima di partire, o forse no dato l'ultimo tampone negativo. E il Napoli, soprattutto il Napoli di questi ultimi tempi, non può proprio permettersele tante assenze e, non bastasse, tutte assieme.
Ma nonostante questo, abbandonate le paure e le barricate dell’ultimo match con l’Atalanta in coppa Italia, il Napoli si presenta a Genova con la faccia del coraggio. Difesa alta, palleggio rapido, ricerca del gol. Un Napoli, insomma, che rassicura Gattuso, felice d’aver ritrovato una squadra capace di disegnare geometrie. Almeno sino al limite dell’area rossoblu. Perché poi, arrivato lì, il Napoli di spazi non ne trova. E allora è costretto a tirare da lontano. Quattro, cinque, sei volte con Lozano, Di Lorenzo, Zielinski Elmas e Petagna. Il quale, di testa sull’unico cross felice da sinistra, centra la traversa di un Genoa attento, equilibrato, sornione, cinico, insensibile.
Un Genoa che nel primo tempo tira due volte in porta e fa due gol. Tutti e due con Goran Pandev, trentasette anni, ex azzurro e mossa vincente di Ballardini che là davanti lo preferisce al giovane Scamacca. Pandev ciondola tra centrocampo e attacco e appena può si lancia in mezzo ai due allegri centrali di difesa di Gattuso. Una vera “comodità” per uno della classe e dell’esperienza come Pandev, si capisce.
Già, perché questo Genoa giustamente ammirato e celebrato, in vantaggio ci va grazie ad un regalo della difesa azzurra. Di Maksimovic, in particolare. Di un Maksimovic in campo al posto di Koulibaly e che (11’) in uscita sbaglia il passaggio (centrale!) a Demme e mette in moto il Genoa con Badelj: recupero e via subito a Pandev, solo soletto davanti ad Ospina. Ed uno come lui, è ovvio, da là vicino non commette errori.
Calcio bello. Calcio pure infame, però. Il Napoli della volontà e del coraggio mortificato al primo errore. Grave errore, però. E allora si ricomincia. Il Napoli palleggia - ma non con la leggerezza d’animo di prima -, attacca, tira da lontano ma è il Genoa che al secondo tentativo sa anche raddoppiare. E stavolta se lo costruisce il gol, il Genoa. Ventuno passaggi in meno di un minuto e mezzo; palla che va due volte da destra e sinistra e viceversa e poi buco del Napoli in mezzo ai soliti centrali di difesa, dove s’insinua un’altra volta Pandev che, pescato da Zajc, segna ancora. Da dodici partite non segnava Pandev. Da dodici partite, però, non trovava due centrali così polli. Così male assortiti. Così improvvisati. Così “generosi”, insomma.
Ma Gattuso non ci sta. Infatti, poco dopo l’avvio della ripresa cambia tutto. Gli bastano Osimhen per Petagna e Insigne per Zielinski per disegnare un’altra squadra. Ancora un quattro-tre-tre, ma con la novità assoluta di Politano interno a destra. Napoli più vivace? Forse sì. Napoli più pericoloso? Anche. Certo, a Perin vengono i brividi su un sinistro a giro di Politano (58’) fuori di così, ma tutto sommato il Genoa va per la sua strada con tranquillità: limita gli spazi agli attaccanti azzurri e di conseguenza pure i rischi. Come dire che accetta la pressione azzurra, ma si sente preparato ad affrontarla. Ed è pure sereno e misurato nel palleggio. Del resto, con due gol di vantaggio gli riescono meglio le giocate.
E anche le parate. Come quella di Perin (71’) che nega il gol a Demme appena dopo i cambi di Ballardini (Scamacca per Pandev e Behrami per Strootman) e l’uscita forzata di Manolas (caviglia colpita e dolorante) che porta in campo Rramhani, quasi a certificare la malanotte dei difensori azzurri. Ammirevole, comunque, il finale azzurro. Con un palo di Insigne, un gol di Politano (79’) e un’occasione sprecata da Elmas in extra time che servono soltanto ad aumentare il rammarico per una notte che, vista dalla parte di Gattuso e non soltanto, avrebbe meritato un risultato assai diverso. Ma tant’è. E mercoledì avrà di nuovo l’Atalanta in coppa Italia.
:(actionzone)
IL TABELLINO
Genoa-Napoli 2-1 (primo tempo 2-0)
Marcatori: 11’ e 26’ pt Pandev (G); 35’ st Politano (N).
Assist: 11’ pt Badelj (G), 26’ pt Zajc (G).
Genoa (3-5-2): Perin; Goldaniga, Radovanovic, Criscito; Zappacosta, Zajc (43’ st Rovella), Badelj, Strootman (23’ st Behrami), Czyborra; Pandev (23’ st Scamacca), Destro (34’ st Portanova). All. D. Ballardini.
Napoli (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Manolas (24’ st Rrahmani), Mario Rui; Elmas, Demme (34’ st Bakayoko), Zielinski (9’ st Insigne); Politano, Petagna (9’ st Osimhen), Lozano. All. G. Gattuso.
Arbitro: G. Manganiello di Pinerolo. Var: M. Di Bello di Taranto.
Ammoniti: 29’ pt Badelj (G); 12’ st Czyborra (G), 29’ st Lozano (N), 49’ st Mario Rui (N).