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  • Napoli, i calciatori non possono trattare Garcia in questo modo. De Laurentiis o lo tutela o lo esoneri

    Napoli, i calciatori non possono trattare Garcia in questo modo. De Laurentiis o lo tutela o lo esoneri

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Come si diceva una volta, il barometro segna tempesta. Dove? Ma in casa De Laurentiis. Ieri mattina la decisione di cambiare l’allenatore del Bari (da Mignani a Marino), nel pomeriggio una lunga riflessione per stabilire se fosse il caso di licenziare anche Garcia. Pare - e dico pare - che il francese, al momento, sia salvo e che una scelta defintiva possa essere presa dopo la sosta, a seconda di come il Napoli si riprenderà.

    Ora, come i lettori di calciomercato.com  sapranno, sono sempre stato contrario all’ingaggio di Garcia. Ritenevo che mancasse da troppo tempo dall’Italia e che avesse deciso di godere del beneficio della pensione. La prova di questa mia convinzione risiedeva nell’aver accettato di allenare in Arabia Saudita quando, in quella nazione, non era ancora esplosa la tendenza di ingaggiare giocatori e allenatori di grido per organizzare uno dei campionati più avvincenti del mondo. Per sovrammercato, Garcia era stato anche esonerato dopo uno scontro, interno al Al-Nassr, con Cristiano Ronaldo.

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    Tuttavia non è accettabile che dopo neppure due mesi dall’inizio del campionato, il Napoli pensi di cacciare l’allenatore. Meno ancora che i suoi calciatori - da Kvaratskhelia a Politano passando per Osimhen - lo mandino bellamente a quel paese, quando vengono richiamati in panchina. Anzi, siccome siamo di fronte a pubblici atti di insubordinazione, la proprietà avrebbe il dovere di intervenire in modo deciso, stroncando lo stucchevole andazzo.

    Il capitano Di Lorenzo, dopo il gesto di Osimhen, si era esposto a nome della squadra e Osimhen  aveva chiesto scusa. Ma a muoversi non doveva essere Di Lorenzo, casomai De Laurentiis o il direttore sportivo, Mauro Meluso. Primo, perché nessun allenatore può essere delegittimato dai calciatori. Secondo, perché l’ultima persona ad abbandonarlo deve essere chi l’ha scelto.

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