Napoli, devi sdoppiarti:| Tutelarsi in campo e fuori
Ora il Napoli deve sdoppiarsi. Con il tempismo e l'ira dei giorni migliori è riapparso ieri Aurelio De Laurentiis. Ha riunito il suo staff nel solito albergo. Le sue buriane sono segnali di svolta. Nel cinema come nel calcio, nella Filmauro come nell'azienda, con le star del cinema come con i campioni: dà il meglio di sé quando apre una riunione urlando. Getta al vento diplomazia e garbo. Come ieri. Ha deciso che la società deve preoccuparsi solo delle prossime stagioni. Porsi nuove prospettive. Tocca a Mazzarri impegnarsi invece sull'altro versante, scuotere la squadra e magari se stesso, garantire un fulmineo sprint di primavera.
Il Napoli riparte quindi su due traiettorie. Una ad ampio, l'altra a breve raggio. La società per tutelare i suoi interessi, ridurre gli errori di mercato, investire cifre più alte su ingaggi e acquisti, migliorare il marketing affidato ad Alessandro Formisano. L'allenatore deve invece difendere il secondo posto, non solo la qualificazione Champions. La società ha ottimi motivi per darsi uno scatto di qualità. Al contrario di Inter, Juventus, Roma e in parte Milan ha una missione possibile. Le potenze tradizionali del calcio italiano sono sovralimentate, hanno gestioni rovinose, parco giocatori quasi da rottamare. Il Napoli no. Per Napoli è forse finito un sogno, ma continua il ciclo.
L'impennata di Aurelio De Laurentiis dimostra anche la lucidità di un presidente che ha avvertito l'urgenza di una rapida sterzata, e può farlo. Perché, anche questo è un pregio, dirige senza dover dividere il ponte di comando con finanziatori o addirittura banche. Il Napoli ricomincia da tre campioni verdissimi. Neanche settant'anni e oltre quaranta gol in campionato: chi ha più futuro? È ovvio che dovrà difendersi da attacchi obliqui. Che vi siano personaggi discreditati pronti a offrire o soltanto a millantare ingaggi stratosferici ai giocatori migliori è prevedibile. Sta ai giocatori non cedere alle ambigue sirene, sta a De Laurentiis vigilare e magari intervenire subito. Come ha già fatto, assicurando proprio a Cavani un ingaggio adeguato alle sue quotazioni. Ma gli avvoltoi lo lasceranno finalmente in pace?
Altri due motivi di ottimismo. I giocatori sono stati applauditi. Il pubblico ha raggiunto maturità da scudetto. Nella gerarchia dei valori vola più alto di tutti. I giocatori confidano il loro imbarazzo: avrebbero voluto platealmente l'altra sera mostrare gratitudine ai tifosi, ma erano frastornati. Questo disagio dà loro forza per riprendere ad alte quote. Sabato a Palermo la conferma: c'è un'atmosfera di cose sospese nel lunedì dei rimorsi. Rialzarsi in umiltà dovrebbe essere più facile. Ha ottimi motivi anche Mazzarri per riprendere il controllo della squadra. Fa meglio, se comincia da se stesso. Anche un marziano sceso per caso su uno stadio si sarebbe accorto dei guasti tattici. Guidolin è sembrato un genio al confronto. perché ha battuto per la seconda volta il Napoli, non con le stesse pedine, ma con gli stessi tranelli.
L'Udinese ha lasciato in Friuli 38 gol, assenti Di Natale e Sanchez. Ha fatto valere la duttilità del piano strategico di Guidolin che modifica gli assetti con l'abilità di un generale nella letteratura di guerra, ma anche la qualità dei ricambi. Mazzarri, che è uno straordinario allenatore nei giorni feriali, che eleva giocatori emarginati a rango di grandi professionisti, si rivela molto emotivo in panchina. Non potendo guardare la partita dall'alto, ma a livello del campo, è già difficile capire i punti di criticità. Ci si mette poi quella danza frenetica a limitare una gelida analisi della gara, dei duelli, degli spazi.
Ed ecco che Mazzarri finisce per incitare la squadra, senza tuttavia guidarla con prontezza di contromosse. L'isolamento di Campagnaro che controllava a 20 metri di distanza tutto quello che Pasquale, Armero e Asamoah creavano sulla loro sinistra, è la prova schiacciante, e anche la causa della mancata propulsione di Maggio sulla destra e dei gol dell'Udinese. Mazzarri ama il suo modulo a tre più delle vittorie? È da sperare che quando gli avversari schierano una sola punta, reagisca diversamente. Domenica forse era preferibile portare a quattro la difesa, fuori Maggio o Campagnaro, dentro Gargano. Già, Gargano. Ma davvero il Napoli può ancora tenerlo fuori?
(La Repubblica - Edizione Napoli)