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Napoli, Conte frena per quel “problema” a cui De Laurentiis non ha risposto sul mercato
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ALTRO PARI - La fatica dell’esterno poi è sintomatica di quella che sta facendo una rosa intera che si sta riscoprendo sempre più corta e messa alle strette da infortuni e pezze che non sono state trovate nel recente mercato di gennaio. Mazzocchi ha chiesto il cambio al 72esimo, Conte ha tergiversato per un po’ e poi, quando ne mancavano 5 alla fine, ha fatto la sua mossa. Ed è proprio la fascia mancina quella dove giocava l'ex Salernitana e quella che più sta patendo: dal mancato sostituto di Kvara agli stop per Neres, Olivera e Spinazzola. Si doveva far di necessità virtù con Mazzocchi, l’ultimo highlander. Non è andata bene ma l’allenatore non aveva poi tante altre carte in mano da potersi giocare, come testimoniano i due soli cambi fatti nei novanta e passa minuti. Conte aveva inserito già Politano che pure aveva impattato bene sul match, provocando il 2-1 provvisorio ma all’ex Roma e Inter aveva poi dovuto chiedere il solito contributo più difensivo che offensivo, snaturandolo. La squadra ha perso i già citati Neres, Olivera e Spinazzola per infortuni, Kvaratskhelia per volontà del giocatore e ha sempre meno risorse da sfruttare in un testa a testa con l’Inter che si preannuncia lungo e dispendioso. Paradossale che possa sembrare ma il mister che aveva più opzioni nelle mani per cambiare la gara tra Conte e Baroni era proprio il secondo che, nonostante il ko di Castellanos, ha potuto pescare dalla sua panchina un giocatore come Dia che la gara alla fine l’ha decisa e altri come Noslin e Tchaouna, pericolosi e guizzanti a gara in corso. È questo il cruccio di Conte che non può usufruire nelle ultime settimane di soluzioni da giocarsi durante il corso del match per poterlo cambiare ed è in questo senso che si spiegano le difficoltà degli azzurri a mettere in ghiaccio le partite che pure iniziano bene. Nei finali di gara il Napoli – per scelta o per necessità – si abbassa troppo e spesso paga questo atteggiamento perdendo punti preziosi. Non è bastato insomma tornare al 3-5-2, non è bastato il pur buon rientro di Buongiorno, il finale per il Napoli è stato ancora una volta amaro. Nel post partita Conte l’ha ammesso: “Quando mi ha chiesto il cambio Mazzocchi è stato un problema, l'unica cosa che potevo fare è stata mettere Rafa Marin a cui faccio i complimenti perché non era una partita facile nella quale entrare”, ha detto a DAZN.
ROSA CORTA - D’altronde Conte va avanti con quelli che sono diventati dei mantra. “Ricordate da dove arriva questa squadra. La qualità della rosa non è all’altezza delle rivali. Non posso chiedere altro ai miei giocatori”. Queste le tre frasi che più ripete dall’inizio della stagione e il tempo sembra volergli dare ragione. Il mister leccese non fa che incensare il lavoro che è stato fatto in questi mesi alla guida del Napoli. Lo ha fatto anche nella conferenza stampa pre Lazio quando ha ribadito di volersi gustare una classifica d’élite “nonostante tante situazioni cui abbiamo dovuto sopperire. Abbiamo sempre cercare di trovare una soluzione alla difficoltà e superarla. Non possiamo far finta di non vedere alcune situazioni, sono tangibili, ci sono infortuni ed è inevitabile che quando colpiscono alcuni ruoli o zone devi trovare dei rimedi”, ha detto. Poi è passato a un attacco, silente. “Dobbiamo dire grazie ai ragazzi, noi se siamo lì dobbiamo dire grazie a loro, non a me, solo a loro e a nessun altro", in quello che potrebbe sembrare un messaggio velato alla società.
MERCATO - Al mercato aveva chiesto un jolly difensivo (prima Danilo, poi Comuzzo) e un sostituto di Kvaratskhelia (prima Garnacho, poi Adeyemi e tanti altri) e ha ottenuto Hasa, Scuffet, Billing e Okafor, nessuno di questi gli sta dando un contributo con soprattutto l’ex Milan che si è presentato in condizioni non ottimali e che necessita ancora di tempo prima di essere buttato nella mischia. Una sessione invernale di mercato che magari non ha ricalcato quella del 2018, quando gli azzurri che erano in lotta per il titolo presero due carneadi come Machach e Milic, ma che desta qualche sospetto. Dopo i grandi esborsi estivi – non finanziati da alcune cessioni attese, come quella di Osimhen – a gennaio De Laurentiis ha stretto la cinghia, conscio com’era che questo Napoli, volente o nolente, un posto nella prossima Champions League lo aveva già in mano. Per un mercato più corposo che possa completare la squadra ripassare in estate quando però il sogno del secondo Scudetto in tre anni potrebbe essere ormai sfumato.
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