Mourinho non è solo marketing. Friedkin freddi sul rinnovo, ma a Roma questa strategia non funziona mai
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Detto che quest’anno potrebbe bastare il quinto per approdare in Champions League (l’Italia è ancora seconda nel ranking), la Roma della partita con l’Udinese ha finalmente offerto una buona prestazione, conquistando i tre punti, grazie ad un finale in cui, oltre che la furia agonistica, si è vista anche l’organizzazione di gioco offensiva. Non basta certo questo per dire che Mourinho riuscirà nell’impresa di qualificare i giallorossi alla massima manifestazione continentale, tuttavia sembra ritornato il primo amore tra l’allenatore portoghese e i romanisti. Domenica è stato registrato un lungo e poderoso coro nei suoi confronti, mentre non è mai svanita la stima di chi sa che con lui sono arrivate una Conference League e una finale di Europa League, ancorché persa con il Siviglia.
Ieri pomeriggio a Radio Radio, Ilario Di Giovambattista, direttore dell’emittente romana e Valeria Biotti, una delle conduttrici più avvertite e gradevoli del panorama nazionale, hanno richiamato la riflessione degli ospiti del loro talk show sull’importanza di Mourinho per la Roma. Un elemento di consenso per la stragrande maggioranza dei tifosi che da lui si sentono rappresentati, sostenuti e perfino difesi. Questo patrimonio andrebbe, anziché liquidato a fine contratto o, chissà, magari anche prima, utilizzato come leva di marketing aziendale.
Ovvio, Mourinho è molto di più di un soggetto commerciale, ma oggi lui è un oggetto di culto per decine di migliaia di tifosi. Vorrebbe continuare a Roma, sogna un altro trofeo da mettere in bacheca, ma sente che i Friedkin sono freddi e lontani. Esattamente quello che nella capitale non funziona mai. Neppure se si è vincenti.