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Mourinho: 'Il triplete l'impresa più grande del calcio italiano. Avevamo vinto prima di iniziare...'
IL LEGAME - La cosa speciale era proprio il legame affettivo che esisteva tra tutti noi. I giocatori erano veramente amici, forse anche di più, la definizione migliore è fratelli. La gente può dire ciò che vuole, ma la Champions League è come l'Eldorado del calcio. In quel periodo l'Inter era la squadra più forte in Italia".
L'INIZIO - "Tutto iniziò con la stagione precedente quando fummo eliminati dalla Champions League a Manchester. Quella sera stessa ebbi una riunione col presidente e dissi: 'Con quello che abbiamo oggi vinceremo il campionato, il prossimo e quello dopo ancora, ma per vincere la Champions ci serve qualcosa in più'. Iniziammo passo dopo passo a delineare il nostro futuro e cominciammo a discutere sui profili dei giocatori di cui avremmo avuto bisogno".
SULLA FINALE - "Quella col Bayern era una partita troppo importante, non solo per me, ma soprattutto per il club. Il Bayern aveva un allenatore che conoscevo molto bene, sapevo che il suo ego e la sua autostima lo portavano sempre a giocare secondo la sua idea di calcio e questo per me era un vantaggio. Sapevo bene che quando loro perdevano palla, era una squadra con dei punti deboli. D'altro canto avevano attaccanti fenomenali che andavano fermati. Credo che il nostro vantaggio in quella partita sia stata proprio la strategia. La nostra squadra era principalmente composta da giocatori che non avevano mai vinto la Champions e altri che erano negli ultimi anni della loro carriera. Per loro era praticamente ora o mai più".
ANCORA SUL BAYERN - "Credo che quella partita fosse stata vinta ancora prima di essere giocata, non solo per l'aspetto emozionale, non solo per il livello di sicurezza e autostima, di empatia che aveva quell'Inter. Ma anche per il modo in cui, da un punto di vista strategico, avevamo preparato quella sfida. Il 2-0? Faticai molto a restare tranquillo in quel momento e quando segnammo il secondo gol provai una sensazione di euforia, un'immensa esplosione di gioia, ma bisognava rimanere concentrati".