Momenti Di Gioia: favola Cobresal, i 'mineros' di Zamorano campioni di Cile
La nostra rubrica settimanale dedicata al bello del calcio ci porta questa volta in Sud America, precisamente in Cile, stretto lembo di terra tra l'Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande: un paese tanto affascinante quanto ricco di cultura e tradizione. In particolare, la favola che vogliamo narrarvi oggi arriva da El Salvador, cittadina di circa 10mila abitanti a 2300 metri nel deserto di Atacama, che di fiabesco ha ben poco: è infatti la sede di una notoria miniera aperta nel 1959 dalla società statunitense Anaconda Copper Mining Company, e nota precedentemente con il nome di Indio Muerto. El Salvador nacque proprio in seguito all'apertura della cava: c'era infatti bisogno di un luogo dotato di tutti i servizi necessari al personale impiegato nelle operazioni di estrazione. Un paesino nel deserto che 56 anni dopo è balzato alle cronache di tutto il mondo per un motivo incredibile a dirsi, ovvero la vittoria del titolo cileno da parte della squadra locale, il Club de Deportes Cobresal (foto La Stampa).
UNO STADIO PIU' GRANDE DELLA CITTA' - La caratteristica che balza subito all'occhio quando si parla del Cobresal, è senza dubbio la capienza dello stadio nel quale la squadra bianco-arancione disputa le partite in casa: l'Estadio El Cobre ha infatti la possibilità di ospitare 20.752 spettatori, a fronte della popolazione di E Salvador, che conta solamente 9mila abitanti. Fino a ieri era l'unica peculiarità del club: incredibilmente però il Cobresal si è laureato campione di Cile per la prima volta, grazie ad un campionato incredibile, con 10 vittorie, 3 pareggi e solo 3 sconfitte. Battuti club molto più blasonati, come il Colo Colo, l'Universidad de Chile e l'Audax Italiano, tutte squadre della capitale, Santiago. Merito dell'attaccante Matias Donoso, idolo di casa, autore di 9 reti decisive, e di Ever Cantero, punta paraguaiana, che si è fermato a 8. Ma non sono certo le individualità la peculiarità di questo club.
CAMPIONE, STAVOLTASENZA ZAMORANO - Il Cobresal, fondato nel 1979 dal dittatore Augusto Pinochet con i soldi dello stato per zittire i minatori, noti oppositori del regime, è al suo primo storico titolo cileno, dopo aver vinto una Copa de Chile nel 1987 grazie ad un giovanissimo Ivan Zamorano, che grazie ai bianco-arancioni debuttò nella massima serie cilena, e per due volte la seconda divisione. Il miracolo sportivo avvenuto quest'anno è incredibile, a fronte di squadre molto più dotate dal punto di vista tecnico ed economico. L'allenatore è l'argentino Dalcio Giovagnoli, autore di un vero e proprio capolavoro sportivo, dato che il club di El Salvador veniva dato ad inizio anno come sicuro retrocesso in seconda divisione. Ieri l'ultima pietra miliare di un percorso fantastico: la rimonta casalinga contro il Barnechea, ultimo in classifica, grazie ai gol di Cantero, Sanchez Silva e Donoso, rete che ha concesso al Cobresal di non farsi rimontare dalle seconde classificate. L'unica pecca? Uno stadio la cui media di spettatori, 898 quest’anno, è la più bassa della serie A cilena e anche di alcuni club di seconda divisione. COBRESAL TRA LE GRANDI - D'altronde, a El Salvador si sono abituati agli eventi incredibili. Più che la vittoria di questo titolo, l'assurda alluvione dello scorso mese, in una delle zone più aride del mondo: in quattro ore è caduta la stessa pioggia che nei tre anni precedenti. L'anno prossimo il piccolo club cileno disputerà la Copa Libertadores, misurandosi finalmente con le grandi del continente: i 'mineros' punteranno ancora sulla coesione e sullo spirito di squadra. Perchè di prime donne, in miniera, non ce ne possono essere.
Alessandro Di Gioia
@AleDigio89