Milanmania: via Tassotti, competenza e storia. Avanti le solite cravatte gialle
Sotto ad Adriano Galliani ci sono sempre stati solo posti in piedi a Milanello e in società, dal 1986 non sono cresciuti né manager né staff specie di recente quando il reclutamento dell'allenatore ha cominciato a rispettare più i canoni del low-cost che quelli del progetto. Inesistente.
Tassotti è l'ultima bandiera ad essere ammainata, visto il balcone sul cortile dove viene tenuta quella di Filippo Galli. Chi ha a cuore il Milan e ne avrebbe garantito competenza, controllo, oculatezza non ha spazio: i nomi sono sempre quelli, da Albertini a Maldini in ufficio a Seedorf e Donadoni in panchina solo per ricordare il vertice di eventuali liste. Troppo acuti e pensanti, scomodi rispetto al ruolo discreto e malleabile ricoperto per lustri interi di Ariedo Braida e Silvano Ramaccioni.
Qualcuno spera che l'avvento dei cinesi favorisca il recupero di figure carismatiche e garantiste al Milan, ma se il buongiorno si vede dal mattino e cioè dal mercato in braille condotto in queste settimane, vi è da pensare che sia invece più alto il rischio di continuare ancora con le facce e le cravatte gialle di sempre.