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  • Milanmania: Inzaghi, Galliani e Berlusconi: non siete (più) da Milan

    Milanmania: Inzaghi, Galliani e Berlusconi: non siete (più) da Milan

    Non finisce mai di stupire questo Milan, purtroppo in peggio. Dopo la sconcentarte esibizione casalinga contro il Sassuolo nel primo turno di campionato del 2015, la formazione di Inzaghi è riuscita nell'impresa di superarsi sabato scorso a Torino, offrendo una delle peggiori prestazioni di sempre in epoca recente. Il più che striminzito 1-1 sul campo dei granata ha definitivamente convinto tutti dell'inconsistenza del progetto tecnico affidato la scorsa estate all'acerbo allenatore piacentino, insignito di una responsabilità troppo gravosa dopo appena due anni di apprendistato nel settore giovanile. Davvero chi dirige il club pensava che fosse necessario l'entusiasmo del debuttante e quella carica elettrica che sembra pervaderlo sin dai tempi in cui calcava i campi di Serie A e mezzo fondo a far dimenticare la disastrosa (non certo per colpa sua) era Seedorf?

    GRUPPO SFASCIATO - Il disastroso trend intrapreso dalla squadra nelle ultime 11 giornate, in cui sono arrivate solo 2 vittorie, e l'imbarazzante gestione tattica di gran parte delle ultime partite, con un atteggiamento spesso remissivo e non all'altezza del blasone del club, pongono seri dubbi sulle capacità di Inzaghi di traghettare una formazione infarcita di mezzi giocatori verso il sempre più improbabile traguardo del terzo posto e i tangibili segnali di nervosismo palesati da diversi giocatori nella serata dell'Olimpico fanno emergere le prime crepe di uno spogliatoio che non sembra più credere nelle idee di chi li guida dalla panchina. Un tecnico che, si diceva, avrebbe riportato quella disciplina e quel senso di appartenza andati perduti negli ultimi anni; il caso Muntari, un giocatore che in tempi diversi sarebbe stato messo fuori rosa da tempo senza battere ciglio (e invece qualcuno ha pensato bene di prolungargli il contratto per un'altra stagione), ha riportato drammaticamente tutti alla realtà, facendo emeregere in tutta la loro evidenza le colpe della società. Senza un aiuto concreto in sede di campagni acquisti, si rischia di mandare al macello un altro grande ex del passato, nemmeno troppo remoto, rossonero facendo sbiadire la sua immagine di goleador implacabile e di vincente.

    ACQUISTI DI FACCIATA - Una società in cui a comandare sono sempre gli stessi di 29 anni fa, Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, ma l'entusiasmo e le intuizioni geniali dei primi anni hanno lasciato progressivamente all'improvvisazione e alle operazioni di marketing. Con la doppia cessione nell'estate 2012 di Thiago Silva e Ibrahimovic, il Milan decise formalmente di abdicare dal suo ruolo di big in ambito italiano ma soprattutto internazionale; niente più mercato a suoni di milioni (il che di per sè può starci, alla luce del delicato momento economico del nostro Paese e, di riflesso, del nostro calcio) e operazioni più che vendere magliette e per appagare gli appetiti del tifoso medio invece che rinforzare la rosa con acquisti mirati. Così negli ultimi anni abbiamo assistito all'arrivo di Ronaldinho, al Kakà-bis, agli acquisti dei flop Matri, Balotelli e Torres (e oggi di Cerci e forse di Destro o Osvaldo e Suso), mentre la squadra continuava ad indebolirsi nei suoi reparti nevralgici anche a causa degli addii di Nesta, Pirlo, Seedorf, Ambrosini e Gattuso.

    CHE NE SARA' DEL MILAN? - A questo punto, di fronte alla prospettiva di un'altra stagione anonima, ancora senza il prestigio e gli incassi della Champions e senza uno straccio di progetto di rifondazione, la domanda che i sostenitori rossoneri si fanno è molto semplice: fino a quando dovrà durare questa agonia? Cos'hanno in mente Berlusconi e il suo fedele braccio destro Galliani per riportare il Milan al livello che gli compete? La costruzione del nuovo stadio caldeggiato fortemente da Barbara Berlusconi (l'unica persona in seno al club ad avere una visione proiettata verso il futuro delle cose, come dimostra la geniale intuizione di Casa Milan) è il passo imprescindibile e necessario verso la cessione delle quote? Tutte domande che quasi nessuno ha il coraggio di fare e alle quali probabilmente nessuno vorrà dare risposta.

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