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Milanmania: Galliani, c'è la sua ombra perenne dietro al caos allenatori
Cosa ci azzecchino l’uno con l’altro Brocchi, Giampaolo e Pellegrini sarebbe già di per sé un bel tema su cui disquisire. Il primo fresco di nomina e di mestiere. Il secondo privo di pedigree anzi con una collezione di esoneri e dimissioni senza sosta in tutte le piazze dove ha lavorato, nessuna esclusa. Pellegrini con una filosofia, un’esperienza e un palmares neppure minimante paragonabile ai colleghi in lizza a Milanello. In effetti è soprattutto il duello tra i due tecnici italiani a lasciare perplessi, nel senso che l’esistenza stessa di un duello è incomprensibile. Se Brocchi resta la scommessa di Berlusconi, perché mai i cinesi dovrebbero volere Giampaolo (è così popolare a Pechino?) francamente non si sa, ancor meno è decifrabile il motivo per cui se con una nuova proprietà Berlusconi rimanesse presidente, allo scopo di aiutarli nella loro scarsa conoscenza del calcio italiano, dovrebbe sposarne lo sfizio di un tecnico diverso dal suo e nemmeno così qualificato. La sensazione fortissima è che dietro queste voci si muova l’ombra perenne di Adriano Galliani: è stato lui a dire chiaro a Brocchi di non aver condiviso la scelta del presidente dopo la gara contro la Juventus, fosse stato per lui avrebbe tenuto Mihajlovic sino alla fine della stagione. E’ stato Galliani a telefonare a Giampaolo la sera della disfatta di Verona. E’ facile intuire che sia ancora lui a tenere vivo il nome di Giampaolo anche in queste ore frenetiche di spifferi tra la sala operatoria e la sala riunioni di via Paleocapa. Un ulteriore elemento di destabilizzazione nel caos in cui regna il club. Un ulteriore motivo per cui l’isola Galliani a Casa Milan resta distante un oceano da Barbara e dalla famiglia reggente.