Milanmania: Berlusconi non vende ma fa la rivoluzione, Galliani cambia ruolo
Così il futuro prossimo rossonero rischia seriamente di essere ancora preda degli sbalzi presidenziali, dei suoi slogan fanfaronati a Milanello, delle isterie che hanno portato negli ultimi anni alla mezza dozzina di esoneri di Allegri, rientrati tutti fino al gennaio 2014 quando fu cacciato davvero, e quelli che si sono susseguiti a ritmo zampariniano: Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic, ora Brocchi. A Palazzo proprio non vogliono capire che il problema non è l’allenatore, ma la rosa che gli viene consegnata a luglio.
Niente cinesi, dunque. Forse una piccola rivoluzione ci sarà lo stesso. Il tempo di Barbara potrebbe essere concluso, il ruolo stesso di Galliani potrebbe essere rivisto, venendogli delegate responsabilità commerciali e di marketing con la nomina di un nuovo amministratore unico. Questo per quanto riguarda i quadri. Allo stato attuale manca la figura di un direttore sportivo se non all’altezza di Ariedo Braida, quanto meno capace di scovare talenti a buon mercato e di concludere operazioni meno onerose e con interlocutori diversi dai soliti Preziosi e Raiola.
Capitolo squadra. In attesa del rimpasto dell’assetto dirigenziale, non è in cima alle priorità fino a quando il nuovo ds appunto in concerto con l’allenatore, non prendano atto e comunichino al proprietario che la rosa attuale va smantellata, con innesti credibili sia dal punto di vista professionale che tecnico. Le mezze figure che sono riuscite nell’impresa di non andare in Europa per 3 stagioni consecutive, non sono più ammissibili per la credibilità del club e per rispetto nei confronti di una tifoseria che a Roma ha dato l’ennesima dimostrazione di attaccamento viscerale. La coppa Italia perduta insieme con tutto ciò che è andato perduto negli ultimi anni al Milan, devono costituire un confine immaginario come una linea color rosso fuoco. Immaginario ma indispensabile, storicamente irreversibile.