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    Milan, troppo entusiasmo per i Fab Four: al De Kuip con il 4-2-0

    Milan, troppo entusiasmo per i Fab Four: al De Kuip con il 4-2-0

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
     
    Diciamo la verità, ci siamo fatti prendere un po’ tutti la mano. Tanta è la voglia di rivedere gesta da campioni tra i nostri club, in Italia e in Europa, che sono bastati pochi tocchi delicati per esaltare non solo Carlo Pellegatti ma anche i commentatori neutrali. E quindi ecco Joao Felix che con il suo destro morbido davanti a Svilar “ricorda Van Basten, Savicevic e Kakà” e ancora il” 4-2-fantasia” con cui si può tornare a spaventare l’Europa. Realtà idealizzata, un romanticismo comprensibile eppure rapidamente ridimensionato dalla notte del “De Kuip” (“la vasca”) in cui sono affogate le aspettative dei tifosi del Milan. Che poi, a pensarci bene, il 4-2-fantasia del Milan di Leonardo non fece una bella fine, umiliato all’andata e al ritorno dall’Inter in campionato e dal Manchester United agli ottavi di Champions. 

    Tutto sovradimensionato, insomma, a partire dall’appellativo di Fab 4 assegnato troppo presto. Le potenzialità di Gimenez restano ottime ma tutte da dimostrare in rossonero, in Champions ancor più che in Serie A, perché il nostro campionato non può essere un metro di valore assoluto. Il giudizio resta comunque sospeso: è appena sbarcato su un pianeta tutto nuovo e  mercoledì un enorme groppo in gola lo ha frenato nel suo ex stadio. 

    Joao Felix è all’ennesimo esame della carriera, il beneficio del dubbio gli va concesso ma per onestà intellettuale vanno considerate le sue precedenti esperienze e soprattutto lo scontro aspro con il Cholo Simeone, perso dal portoghese per la sua insostenibile leggerezza senza palla. Il talento è purissimo ma per ora l’unica assonanza con Kakà è nel soprannome, Menino de ouro, Bambino d’oro. 

    Le difficoltà di Pulisic e Leao nel sostenere la fase difensiva erano emerse già nella scorsa stagione. A Rotterdam come in altre sfide europee, anche con Pioli, gli esterni d’attacco avversari sono stati i migliori in campo. Logico e inevitabile, se i terzini del Milan vivono tutta la partita in apnea, senza assistenza né dalle ali  né dai centrocampisti centrali, costretti a coprire troppo campo davanti, ai lati e all’indietro. Nel Milan di Ancelotti c’erano le chiusure di Gattuso alle spalle di Cafu, nell’Inter solida e solidale di Mourinho i ripiegamenti di Pandev ed Eto’o ma pure i continui raddoppi sulle fasce di Cambiasso, Stankovic e Javier Zanetti. Quel 4-2-3-1 e quello della Juventus 2017 di Allegri erano “ 4-2-energia”: anche Cuadrado e Mandzukic, per caratteristiche, indole e mentalità contribuivano molto più di Pulisic, Joao Felix e Leao alla fase difensiva, senza perdere peraltro efficacia in avanti. 

    Il Milan dello scudetto 2022, infine, aveva un equilibrio diverso a centrocampo e in attacco, grazie a Tonali e Kessie ma pure a Saelemakers, uno dei calciatori più sottovalutati degli ultimi anni per la capacità di abbinare corsa, senso della posizione e tecnica applicata al ruolo. Da allora e pure dall’inizio di questa stagione sono cambiati gli interpreti e l’allenatore ma da Leao- Morata più Abraham di Fonseca a Joao-Leao più Gimenez di Conceiçao il risultato sembra sempre lo stesso: giocatori discontinui, squadra incostante, equilibrio insufficiente. 

    Ai Beatles servirono anni, singoli e album leggendari prima di meritarsi il soprannome di Fab Four, creato a loro immagine e somiglianza dal press agent della band, Tony Barrow cavalcando il successo di “I wanna hold your hand”.  I quattro giocatori offensivi non hanno ancora preso per mano il Milan e quel prestigioso appellativo, finora, se lo sono ritrovato addosso senza evidenti meriti sportivi. 
     

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    Utente vxl 39981
    Utente vxl 39981

    i "fab four" esistono solo sulla stampa che pompa il milan. Di favoloso questo milan oggettivamen...

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