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Milan prigioniero di Ibra: non vale più la pena puntare su di lui
Se Ibrahimovic stesse (quasi) sempre bene e giocasse (quasi) sempre al massimo, la risposta alla domanda iniziale sarebbe scontata: certo che vale la pena andare avanti con lui. Il problema è che il tempo passa per tutti, anche per uno che si sente un essere sovrannaturale (e sportivamente lo è, almeno in una certa misura). Perciò Zlatan gioca più o meno la metà delle gare ufficiali, e non tutte in condizioni ideali. Non solo: anche quando sta bene, nel momento in cui il livello e il ritmo si alzano lui va in difficoltà; la partita contro il Liverpool lo ha confermato una volta di più.
La sensazione è che il Milan sia prigioniero di Ibrahimovic, il quale ha sì dato tanto nel suo secondo periodo in rossonero, ma adesso sta condizionando pesantemente le decisioni. Quelle di Pioli, in campo; quelle di Maldini, sul mercato. Una società dinamica come questa, capace di valorizzare tanti ragazzi acquistati a costi abbordabili, dovrebbe avere l’ambizione di prendere anche un centravanti giovane attorno al quale costruire un domani felice. Invece continua a avvilupparsi attorno a Zlatan, alla sua personalità, al suo contratto monstre, alla sua fisiologica discontinuità. Nessuno discute il valore straordinario del campione, ma un grande club deve avere il coraggio di chiudere anche le storie più belle, prima che terminino da sole, per consunzione, lasciando strascichi pesanti.
@steagresti