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  • Pioli andava difeso, non usato come capro espiatorio. Ora Europa League obiettivo primario

    Pioli andava difeso, non usato come capro espiatorio. Ora Europa League obiettivo primario

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Siamo stati i primi (e quasi unici) a definire “incompleto” il dispendioso mercato della scorsa estate, tra l’altro con innesti che non hanno apportato alla rosa un valore proporzionale alle risorse investite. Siamo stati tra i primi a contestare la cervellotica decisione di smantellare il team dirigenziale che aveva fatto molto bene negli ultimi anni, decisione antistorica presa da Furlani per motivi strettamente personali e non professionali. Siamo stati tra i primi a non condividere la corsa a ripari sfociata in un corteggiamento quasi eccessivo nei confronti di Ibra che non sembrava e non sembra nemmeno lui così tanto convinto di questo nuovo ruolo, che peraltro nessuno ha ancora compreso appieno. Siamo stati tra i primi a ricordare che quando si innestano in uno spogliatoio 11/12 giocatori nuovi difficilmente si ottiene una squadra capace di trovare subito i suoi equilibri in campo e fuori dal campo. Siamo stati tra i primi a implorare Pioli di giocare con un atteggiamento tattico più prudente e consono alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Per intenderci quello che ci ha permesso di arrivare l’anno scorso fino alla semifinale di Champions League e quest’anno di vincere partite come contro il PSG, il Newcastle e, giusto per citare l’ultimo esempio, il Monza a S. Siro. Un atteggiamento tattico di segno totalmente opposto a quel presuntuoso giocare “alti” consegnando contropiede a tutto campo ai vari Mbappé, Dembelé, Lautaro, Thuram, Bynoe-Gittens e costringendo i vari Calabria, Kijaer e Thiaw a rincorrerli affannosamente invano per 40 metri.

    Siamo stati i primi, nonostante questo ripetuto equivoco tattico, a sostenere e difendere la panchina di Pioli, almeno fino al termine di questa stagione. Il tecnico emiliano non aveva chiesto di essere “promosso” in un ruolo non suo, ritagliatogli addosso dalla società per esigenze di politica interna. Non aveva chiesto di essere “lasciato solo”. Non aveva chiesto di cambiare 11/12 giocatori. Per tutti questi motivi andava difeso strenuamente da Furlani, non utilizzato come capro espiatorio. Se avesse perso a Newcastle sarebbe stato esonerato e invece, ancora una volta, è riuscito a salvare la sua panchina e a dimostrare che la squadra sta dalla sua parte. Motivo per cui, siamo sicuri, con Pioli al comando, il Milan in un modo o nell’altro arriverà anche quest’anno nelle prime quattro in Italia. Invece, se davvero fosse stato lanciato Abate al suo posto, davvero avremmo rischiato di stare fuori dalla prossima Champions League, cosa inaccettabile dopo aver “perso” la prima edizione milionaria del Mondiale per Club.

    Tutto questo per dire che, non ci siamo certo risparmiati con le critiche nei confronti di Pioli e della società, ma ciononostante contestiamo duramente quella parte di opinionisti, addetti ai lavori e di tifosi che giudicano “finita a Natale” la stagione del Milan. Eh no, non è così. Di certo le possibilità di recuperare punti sull’Inter e secondo noi anche sulla Juve in campionato sono pochissime. Cosiccome lo erano quelle di ripetere la semifinale di Champions dell’anno scorso. Ma chi pensa che il Milan, in questo momento storico, possa competere tutti gli anni per vincere il campionato e la Champions, mi dispiace, ma non ha ancora capito nulla. Non vi siete ancora accorti che quei tempi sono passati, anzi strapassati? Li abbiamo vissuti, me li ricordo pure io, ma non è più così. Eravamo la squadra più ricca, forte e potente del calcio più ricco forte e potente del mondo. Ora non è più così. E continuare a ripetere che il Milan deve primeggiare a livello mondiale, disconoscendo la situazione attuale, significa essere ciechi, non tifosi. Anche l’Ajax e il Benfica dominavano il calcio europeo negli anni Sessanta e Settanta, ma poi la storia è cambiata e le nuove generazioni di Amsterdam e Lisbona non si incazzano più se non vincono la Champions League. Dobbiamo farcene una ragione.

    Anche perché, se siamo già delusi a Natale e pensiamo che la nostra stagione sia già finita, questo ci impedisce di goderci come si deve un eventuale terzo posto in campionato o magari un’emozionante cavalcata in Europa League. Senza contare che tra gli obiettivi c’è anche la Coppa Italia. Ma se viviamo l’Europa League come una “diminutio” o addirittura come un peso sarà difficile provare a vincerla. Accadeva ai tempi di Ancelotti, Kakà e Ronaldinho, ma diamine, quelli erano sì altri tempi. Questa qualificazione in Europa League la squadra di Pioli se l’è “conquistata” vincendo in Inghilterra e da quanto si percepisce a Milanello la seconda coppa continentale non viene guardata con la puzza sotto il naso, anzi. È importante che venga considerata da tutti un obiettivo, anche dai tifosi, solo così la squadra continuerà a percepirlo e proverà davvero a vincerla. Per poi andarsi a giocare anche la Supercoppa contro la vincitrice della Champions. Sarà fondamentale che il 15 febbraio S. Siro sia stracolmo ed eccezionalmente trascinatore come lo era stato in Champions contro il PSG. Se così accadrà, il Rennes, avversario comunque da non sottovalutare, come tutte le squadre della Ligue 1, non dovrebbe essere un grande ostacolo. Sarà fondamentale che Pioli scelga la miglior formazione per il giovedì e applichi il turnover in campionato, esattamente come faceva l’anno scorso in concomitanza con le partite di Champions. Sarà fondamentale considerarla una “coppa importante” in grado di farci vivere le emozioni di quelle notti europee che solo il Milan e solo S.Siro sanno dare. Speriamo che, almeno stavolta, la società sappia dare a tutto l’ambiente l’input di considerare l’Europa League l’obiettivo primario di questa stagione. Questo è il desiderio che scriveremo nella letterina di Babbo Natale. Intanto sono già arrivate le Rennes… Auguri a tutti.

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