Milan, nessun ribaltone prima del derby: Fonseca appeso a un filo, battere l'Inter può non bastare
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IL MONDO CAPOVOLTO - Doppio pareggio contro Torino e Lazio, i ko contro Parma e Liverpool, appena una vittoria in cinque partite, contro il Venezia. Cinque punti su quindici disponibili, nove gol subiti, eppure non devono, non possono e non saranno questi numeri a far naufragare un progetto tecnico iniziato da pochissime settimane: sono lo scollamento, la sensazione che ognuno pensi a sé stesso e alla propria strada, il senso di non squadra, evidenti limiti palesati tutti assieme nella sfida di Champions con gli inglesi, i principali capi d'accusa mossi nei confronti di Fonseca, che ha deciso di proseguire sulla propria strada e con le proprie convinzioni, vedi il mantenimento ossessivo del 4-2-3-1 e di un pressing offensivo esagerato, fino forse ad andarsi a schiantare. Oltre alla sensazione destata di non avere ben capito il contesto in cui si trova: la battuta sui pasteis de nada, che ha fatto seguito alla sconfitta contro i Reds, ne è un evidente esempio, come allo stesso modo lo è lo stress che traspare dalla figura dell'allenatore, il quale ha ribadito in prima persona quanto sia differente la pressione tra la caotica ed esigente Milano e la Francia o l'Ucraina.
DIFETTO CAPITALE - D'altronde, proprio un ex membro dello staff tecnico dell'allenatore portoghese, ne aveva evidenziato il difetto più grande: la convinzione delle proprie idee, eccessiva e ai limiti della testardaggine. In campo, da quando è iniziata la stagione ufficiale, delle idee di Fonseca si è visto poco o nulla, anzi i giocatori spesso si sono posti sull'altra riva del fiume quando c'era da sostenerne la posizione, vedere alla voce coooling break Theo-Leao. La strada sembra ormai segnata, ma l'ex Roma avrà comunque un'altra partita dinnanzi a sé, la più importante per un milanista: anche se la sensazione è che possa risultare inutile persino vincere il derby di domenica sera contro l'Inter, nonostante il Milan ne abbia persi sei di fila, con i tifosi disamorati e quasi rassegnati. Perché al netto di quanto avvenuto negli ultimi anni, a questi ultimi interessa molto di più l'eventuale consapevolezza di poter ripartire da lunedì, nel corso di una stagione che sembra già finita, più che il risultato di domenica.
NESSUN RIBALTONE, MA L'INTER PUO' NON BASTARE - Durante la mattinata, tra le tante opzioni valutate dalla dirigenza del Milan, c’era infatti anche quella di cambiare subito la conduzione tecnica, anche se poi Zlatan Ibrahimovic ha scelto di concedere la fiducia a tempo a Fonseca, dopo un fitto colloquio tra i due a Milanello: quasi certamente dunque non vi saranno ribaltoni prima del match contro la squadra di Inzaghi. La panchina del portoghese è legata al risultato della stracittadina, ma una vittoria potrebbe anche non bastare, perché ai primi risultati negativi il tecnico tornerebbe in bilico.
E DOPO? - La sentenza è laconica e quasi beffarda. Battere l'Inter può non servire: il frutto di un destino ineluttabile e quasi incredibile, che però appare già segnato, maturerà nell'arco di 72 ore. E dopo cosa succederà, qualora fosse esonero? In una situazione del genere, un altro esperimento mal riuscito non sarebbe tollerato, da nessuno: la stagione è appena iniziata e si può salvare, ma servirà una risposta autoritaria dalla società, con un nome forte. Perché i primi quattro posti e i playoff di Champions League non aspetteranno: il Milan è partito cento metri dietro a tutti gli altri.
@AleDigio89