
Milan, l'involuzione di Tomori: viaggio dentro la crisi, Pavlovic ha un'occasione unica
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MISTERO
Fikayo Tomori è un mistero, un grande mistero. Ci sono partite in cui rimane evidente come sia stato uno dei grandi protagonisti della splendida annata che ha visto i rossoneri trionfare in campionato e aggiudicarsi il 19° Scudetto della loro storia, ad altre in cui appare spaesato, non motivato. Prestazioni di livello basso a cui il popolo rossonero non riesce a darsi una precisa spiegazione: fondamentalmente, il quesito da porsi in questo momento è come mai, perché Tomori abbia avuto un’involuzione nel suo rendimento? Un problema di fondo che non sta trovando una risposta chiara né tra gli addetti ai lavori, né tra lo staff che lo segue quotidianamente in quel di Milanello.
INSUBORDINAZIONE
Ma torniamo a Firenze, forse uno dei punti più bassi della sua avventura in quel di Milano. Analizziamo cosa non è andato nella trasferta valida per la settima giornata di campionato, partendo da una componente comportamentale che non si addice a un giocatore del livello dell’inglese ex Chelsea. Primo episodio: il rigore calciato da Abraham e l’insubordinazione di Tomori. Le immagini hanno parlato chiaro: siamo al minuto numero 54 e, dopo l’intervento falloso in area di Moise Kean su Matteo Gabbia, che il direttore di gara Pairetto valuta da rigore – che successivamente viene assegnato -, Tomori si impossessa intenzionalmente del pallone, saltando in modo tale da prenderla per primo, così da regalare la sfera – e dunque il penalty – all’amico fraterno Tammy Abraham. L’amicizia indissolubile, sin dai tempi della lunga trafila all’interno dell’Academy del Chelsea, ha permesso una scena di questo genere che, tuttavia, ha avuto delle ripercussioni importanti.
RIPERCUSSIONI
Quel pallone, infatti, avrebbe dovuto finire tra le mani di Pulisic – rigorista designato dal tecnico Paulo Fonseca -, non di Abraham. Un gesto che non è passato inosservato e che non è stato visto di buon occhio da parte di tutto lo staff tecnico e della dirigenza, specialmente dopo quanto accaduto nella prima frazione con Theo Hernandez, auto-elettosi tiratore dal dischetto. A peggiorare la situazione, il fatto che entrambi i penalties siano stati parati poi da De Gea e che il Milan abbia incanalato l’ennesima sconfitta di questa prima parte di stagione. É dunque più che comprensibile che in casa Milan il clima sia teso, non sereno. Dopo tutto, se anche i leader dello spogliatoio assumono certi comportamenti, non si può pensare che la restante parte della rosa possa garantire serenità in campo. E al di là di ciò, come dicevamo, ad azione corrisponde reazione e una conseguenza per il difensore britannico c’è già stata: sarà, con ogni probabilità, assente dalla formazione titolare nella partita contro l’Udinese. Una ribellione fuori luogo che porterà Tomori verso la panchina. In settimana, l’obiettivo rimarrà lavorare e riconquistare la fiducia di Fonseca, con cui ha avuto un confronto a Milanello per un rapporto preciso, chiaro e limpido da questo momento in poi.
L'ERRORE DI FIRENZE
Ma Firenze dev’essere il focus di questa analisi e c’è un altro aspetto che va sottolineato. Durante il match del Franchi, Tomori ha anticipato la scenata di Theo Hernandez a fine gara (espulso dopo il fischio finale), protestando in faccia a Pairetto con una foga non qualificabile a un giocatore di calcio di questo calibro. Un segno di nervosismo, anche di frustrazione, vista che la granitica difesa del Milan dello Scudetto è un lontano ricordo, anche per demeriti suoi. Sulla seconda rete dei viola, l’errore è evidente: nel tentativo di respingere un lancio – facilmente intercettabile -, Tomori salta a vuoto, lasciando campo a Kean e Gudmundsson di confezionare la rete che ha permesso alla Fiorentina di portare a casa i 3 punti. Ma non è l’unico errore della sua stagione. Basti ripensare alla sfida dell’Olimpico, dove esce in ritardo su Nuno Tavares lasciando una prateria allo stesso esterno biancoceleste di confezionare l’assist per Castellanos. Tutte situazioni frutto di una discontinuità che Tomori sta vivendo dal 2022 a oggi.
DATI A CONFRONTO
Guardiamo alcuni dati a confronto. Tra i principali che saltano all’occhio ce ne sono quattro che evidenziano l’involuzione del numero 23 rossonero. In primis, i palloni recuperati a partita: si passa dai 5.58 dell’annata del Tricolore ai 3.00 attuali. Secondo, i contrasti vinti di media in ogni match: da 2.13 a 1.50. Infine, saltano all’occhio sia i dati riguardanti i palloni intercettati a partita che quelli inerenti ai duelli vinti in ogni sfida: i primi scendono da 1.30 a 1.13, i secondi da 4.20 a 3.75. Un abbassamento, un calo di prestazioni evidente che ci porta all’interno di una crisi che sta vivendo il calciatore nato a Calgary, Alberta in Canada, mai capace realmente di evolversi nel moderno centrale di livello mondiale che il Milan si aspettava già di avere a disposizione a partire da quel 2022 e da quello Scudetto vinto per 2 punti sull’Inter.
OCCASIONE PER PAVLOVIC
Crisi che, mista agli atteggiamenti non consoni a Firenze, lo porterà alla panchina contro l’Udinese e ridarà un’opportunità gigantesca a Strahinja Pavlovic, pronto a rimettersi in luce dopo le ultime uscite che l’hanno visto non essere considerato da Fonseca nelle rotazioni difensive. Il difensore classe 2001, arrivato al Milan dal Salisburgo nel corso dell'estate per 18 milioni di euro più 2 di bonus, è roccioso, è assetato di palloni, uno che si è sempre dimostrato un leader in campo nonostante sia appena arrivato in quel del capoluogo lombardo. Il rendimento lacunoso dell’intera fase difensiva rossonera lo ha un po’ limitato, ma il 23enne ha già dimostrato appieno le proprie qualità e ora Fonseca tornerà ad affidarsene per le prossime partite. Non solo una questione di turnover – visti i 7 impegni ravvicinati in 20 giorni tra Champions League e Serie A – ma anche per dare una lettura chiara alla situazione: Gabbia è il centrale più affidabile, è quello che interpreta meglio il credo calcistico di Fonseca per la sua capacità di leggere in anticipo i movimenti degli attaccanti avversari, Tomori non è più imprescindibile e Pavlovic dovrà, sin dalla sfida contro l’Udinese, tornare a far capire che la sua personalità e il suo stile di gioco aggressivo siano caratteristiche inequivocabilmente fondamentali per il Milan. Se a questo, sarà riuscito a unire anche una maggiore concentrazione e pulizia, ecco che per Tomori l’involuzione vissuta e i comportamenti di Firenze rischiano di diventare un masso pesante da togliersi di dosso. Chiaro come tempo e opportunità ci saranno, ma toccherà a lui ri-meritarsi la conferma, rispettando le indicazioni dell’allenatore portoghese.