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Milan, Leao zittisce le critiche, non i tifosi: ora la rimonta scudetto, Pioli permettendo
Eppure Leao era stato abbastanza chiaro, «le critiche mi caricano», ha detto a partita appena vinta. L’oggetto: le critiche. Non i fischi, non i tifosi. Mentendo, perché le critiche feriscono sempre. È giusto che Leao si sia preso la rivincita davanti al più forte giocatore del mondo, del quale sosteniamo da tempo essere la migliore imitazione. Che non è un’offesa, ma un grande complimento. È giusto, perché vincendo il confronto diretto con Mbappé, ha vinto la partita con il PSG. Leao è la soluzione, sempre. Mai il problema. Leao vale anche la rimonta in campionato, perché è il giocatore più forte della Serie A.
È stato così nell’anno dello scudetto. Palla a Leao, e il Milan volava e vinceva. Le parate di Maignan, i gol di Giroud, il carisma di Ibra. Poi Pioli ha creduto che dietro a tutto ci fosse soprattutto lui, le sue idee, e ha cominciato a cambiare il Milan, senza accorgersi che accentrando Theo e allontanando Leao dalla sua zona, perdeva la sua arma migliore, l’unica che poteva fare la differenza. Nemmeno Maldini l’ha aiutato, o forse sì e lui non l’ha ascoltato. Da campione d’Italia, il Milan è arrivato quinto e si è ritrovato in Champions solo grazie ai guai della Juventus.
In estate un mercato ricco, non perfetto ma importante. Troppi doppioni e nessun centravanti, nessun difensore. Già detto, già scritto, eppure il Milan è forte e vale più di quanto finora ha fatto vedere. Prima del quinto derby consecutivo perso, Pioli ha detto di non pensare a quelli dell’anno scorso, perché rappresentavano il passato. E poi Inzaghi nel presente l’ha sistemato un’altra volta, sempre nello stesso modo. Più segno di inferiorità del Milan che di superiorità dell’Inter, e non è un gioco di parole.
Stavolta, contro il PSG che l’aveva umiliato all’andata, la lezione è servita e Pioli ha cambiato il Milan. Più attento, e non dipende solo da lui, ma più basso e più corto sì. Ha messo due mediani (e lasciato fuori Krunic), ha lasciato che i terzini facessero gli esterni, ha creato lo spazio per Leao. Non è aritmetica, ma il Milan ha vinto.
Dire che ha giocato in quel modo da campione solo «perché aveva voglia», è sbagliato e offensivo. Eppure c’è la fila a sostenerlo. Adesso la parola d’ordine è “continuità”, quella che Leao dovrebbe avere dopo la magica notte contro Mbappé. Continuo, lui che anche quando il Milan è stato pessimo, con l’Udinese per esempio, è stato l’unico ad accendere la luce. E se la cosa più importante fosse invece la continuità di Pioli?