ROTTURA DA EVITARE
Ma, quindi, cosa sta limitando Leao? Fonseca e il suo stile di gioco o il carattere dello stesso numero 10? La verità sta nel mezzo, perché la risposta è un po’ Fonseca, un po’ se stesso. Al classe 1999 non va a genio essere considerato, per la prima volta in sei anni di Milan, un giocatore uguale e dello stesso livello rispetto agli altri. Non più quello su cui appoggiarsi nelle difficoltà, quello da cui ripartire, quello da cui aspettarsi la giocata vincente, in ogni momento. È un calciatore della stessa importanza di Okafor e Chukwueze, un elemento che può andare in panchina senza fare rumore, quasi una riserva, per certi versi. È chiaro come la gestione di Fonseca sia dedita a incentivare la capacità di reazione da parte di Leao: il tecnico ex Roma sta cercando ancora quella scintilla, quella fiamma che possa riaccendere lo spirito sopito del proprio fuoriclasse. D’altra parte, come già ampiamente chiarito, è chiamato a prendere delle decisioni per il bene della squadra. Fonseca non prega nessuno: chi sta meglio, gioca e se Leao non fa parte di questa dinamica, è più che comprensibile che non faccia parte della formazione titolare. Nel dialogo diretto tra i due di questi mesi – sempre diretto e leale –, questa incomprensione tattica e caratteriale non sta portando i frutti sperati da tutto l’universo Milan. Serve cambiare, occorre trovare una soluzione il prima possibile.