
Milan, Leao è una riserva? Involuzione chiara, ma Fonseca ha l'obbligo di ritrovarlo. Tre scenari da evitare
- 36
COSA NON FUNZIONA
Le problematiche, in realtà, sono sotto gli occhi di tutti: Leao non si è inserito perfettamente nei meccanismi di Fonseca, avendo notevoli difficoltà ad accettare la sua filosofia di gioco. Il tecnico ha richiesto al suo fuoriclasse di essere maggiormente partecipativo anche in fase difensiva, rientrando, guidando la prima fase di pressione, concentrandosi anche sull’equilibrio tattico desiderato da Fonseca. Un nuovo modo di pensare, oltre che di giocare, che non sta portando Leao ad eccellere come in passato. Ma mettere l’accento solo sul tecnico sarebbe fuorviante: è altrettanto importante sottolineare come sia lo stesso Leao a sembrare quasi svogliato sul rettangolo verde di gioco, obbligato a compiti mai richiestogli e indesiderati. L’atteggiamento mostrato dal portoghese ha mostrato un’insofferenza inusuale, un distaccamento sempre più progressivo dalle dinamiche della squadra. Gli episodi, d’altronde, sono plurimi: l’indolenza mostrata nella trasferta di Parma, il caso cooling break dell’Olimpico, le sostituzioni a partita in corso contro Inter e Club Brugge (dove, nei minuti successivi, il Milan ha cambiato volto alle sfide, vincendo entrambe le partite senza il proprio numero 10). Segnali chiari che tra i pensieri di Leao ci sia qualcosa che non gli stia permettendo di rendere come l’universo Milan vorrebbe e pretende.
DATI
E, c’è da sottolineare, che i dati non sono favorevoli a Leao: una sola rete in questo avvio di campionato (mai così male in rossonero, a parte la sua primissima stagione con la maglia meneghina), qualche sprazzo di magia e niente più. Una discontinuità sin troppo accentuata che verte, però, più verso il basso che verso l’alto. I freddi numeri, infatti, disegnano un quadro involutivo preoccupante, sotto vari aspetti. Mettendo sotto i riflettori l’annata dello Scudetto (dove il pubblico di fede rossonera ha potuto assistere alla miglior versione in carriera di Leao), tutte le statistiche sono in netto calo: i minuti disputati di media calano da 77 ai 68 attuali, la frequenza di gol sale da 238 a 542 minuti, le reti per partita diminuiscono da 0.3 a 0.1, le grandi occasioni create crollano da 6 a 2, i numeri di dribbling effettuati e riusciti precipita da 2.9 a 2.3.
ROTTURA DA EVITARE
Ma, quindi, cosa sta limitando Leao? Fonseca e il suo stile di gioco o il carattere dello stesso numero 10? La verità sta nel mezzo, perché la risposta è un po’ Fonseca, un po’ se stesso. Al classe 1999 non va a genio essere considerato, per la prima volta in sei anni di Milan, un giocatore uguale e dello stesso livello rispetto agli altri. Non più quello su cui appoggiarsi nelle difficoltà, quello da cui ripartire, quello da cui aspettarsi la giocata vincente, in ogni momento. È un calciatore della stessa importanza di Okafor e Chukwueze, un elemento che può andare in panchina senza fare rumore, quasi una riserva, per certi versi. È chiaro come la gestione di Fonseca sia dedita a incentivare la capacità di reazione da parte di Leao: il tecnico ex Roma sta cercando ancora quella scintilla, quella fiamma che possa riaccendere lo spirito sopito del proprio fuoriclasse. D’altra parte, come già ampiamente chiarito, è chiamato a prendere delle decisioni per il bene della squadra. Fonseca non prega nessuno: chi sta meglio, gioca e se Leao non fa parte di questa dinamica, è più che comprensibile che non faccia parte della formazione titolare. Nel dialogo diretto tra i due di questi mesi – sempre diretto e leale –, questa incomprensione tattica e caratteriale non sta portando i frutti sperati da tutto l’universo Milan. Serve cambiare, occorre trovare una soluzione il prima possibile.
RITROVARE LEAO
Ritrovare il vero Leao, dunque, è fondamentale: il Milan non è mai partito così male in stagione dai tempi dell’esonero di Giampaolo, pur avendo a disposizione il miglior Pulisic di sempre. Ma il vero Leao è imprescindibile per l’ecosistema rossonero, per le sue giocate, il suo carisma, il suo sorriso, la sua classe, il suo talento e per risalire la china in campionato e non perdere di vista quello che è l’obiettivo dichiarato e conclamato dal proprio allenatore: tornare a lottare per lo Scudetto e a essere protagonisti nell’Europa che conta. Una missione che deve partire da Leao stesso: il suo primo obiettivo è far scattare quel click, dal punto di vista mentale, che possa garantirgli una rinnovata sicurezza nei propri mezzi, una fiducia nelle proprie qualità, con la consapevolezza di avere ormai un’età tale da dover definitivamente sbocciare. Ora o mai più, sostanzialmente. Una maturità da mostrare che deve avere anche Fonseca, il cui compito sarà capire se e quando utilizzare il bastone (e farlo riposare in panchina) e se e quando passare alla carota, coccolando il talento del portoghese e coltivandolo per rilasciare un pieno potenziale mai realmente mostrato.
I MOTIVI
Decisivo, dunque, ritrovare Leao, il vero Leao: in campo per aiutare il Milan, fuori da esso per sviluppare un feeling mai avuto con Fonseca e per non dare adito a quelle voci che si rincorrono da Barcellona. Leao è davanti a un bivio, anche perché questa situazione non è assolutamente plausibile, dato che si sta parlando di un giocatore che guadagna 7 milioni di euro l'anno e ha una clausola rescissoria da 175 milioni. In qualche modo, deve tornare centrale nello scacchiere rossonero. Va chiarito che nessuno in via Aldo Rossi immagina un futuro senza Leao e in questo momento il club sta cercando in ogni modo di far sentire la sua vicinanza al giocatore. Dalla Spagna sono tornate a circolare voci su un interessamento del Barcellona per il numero 10 lusitano, anche se la situazione economica della società blaugrana non aiuta a poter intavolare una trattativa a gennaio. Leao ha il proprio destino nelle sue mani: è il momento di mostrare le sue qualità con continuità e di tornare decisivo per confermarsi centrale nel progetto del Milan, evitando una svalutazione che – fonte Transfermarkt alla mano – lo sta portando a vedere il suo prezzo scendere a dismisura dai 90 milioni di pochi mesi fa ai 75 attuali. E se la clausola e il lungo contratto sino al 2028 proteggono il Milan, è chiaro che assistere a una decrescita dal punto di vista tecnico ed economico è quanto di più lontano si avvicini ai pensieri del board del club di Via Aldo Rossi.
MISSIONE MONZA
L’occasione per chiarire il suo ruolo arriverà già sabato: dopo la panchina contro il Napoli, c'è da capire cosa deciderà di fare Fonseca per la sfida di domani sera contro il Monza, ma, nell’ultima sessione di allenamento, Leao è stato provato tra i titolari, seppur il ballottaggio con Noah Okafor non sia stato ancora vinto definitivamente. La trasferta di Monza è la chance ideale per ritrovare se stesso, dimostrare di non essere una riserva e di poter ancora guidare il Milan da protagonista assoluto. I primi segnali si sono visti già nei 30’ di San Siro contro il Napoli, ma contro i brianzoli sarà chiamato allo step successivo e a tornare immediatamente nella sua miglior versione possibile. Per il bene suo, del Milan e di Fonseca, la cui fiducia dei vertici meneghini è stata temporaneamente confermata. Leao è la priorità del Milan, in tutti i sensi: serve una svolta definitiva, prima che sia troppo tardi.