Milan, la magia di Ibra ha colpito ancora. A Pioli manca la continuità delle grandi squadre
ACCORDO RAGGIUNTO PER L'IBRA TER
Invece il bello del calcio e il bellissimo del Milan hanno regalato un altro 7 novembre da ricordare per opposti motivi, tutti bellissimi, con una domanda sulla quale è bene riflettere, perché è giusto chiedersi come è possibile che una squadra fischiata dai suoi pazientissimi tifosi dopo la sconfitta casalinga contro l’Udinese, tre sere dopo riesca a stravincere contro i campioni di Francia.
Una risposta, sia pure parziale, l’ha fornita Pioli, dicendo che “non eravamo dei pirla prima e non siamo dei fenomeni adesso”. Un discorso che vale per tutti in generale e per Leao in particolare, perché è stato lui il migliore in campo, simbolo di una squadra tornata prepotentemente in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions. Nessuno, a parte Sacchi che lasciò in panchina persino Van Basten, ha mai discusso le qualità di Leao al quale la società ha fatto bene a rinnovare il contratto l’estate scorsa. Il suo problema, infatti, non è mai stato il mancato aiuto ai compagni, come ha sostenuto l’ex allenatore rossonero che avrebbe voluto vedere anche Van Basten vicino a Baresi, bensì la mancanza di continuità che è la prima caratteristica dei campioni veri. Non a caso si sente spesso dire “se parte Leao”, oppure “quando si accende Leao”, proprio perché i suoi lampi da campione sono isolati.
Quest’anno Leao gioca con la maglia numero 10 che in passato è stata indossata da Rivera e Gullit, non a caso due Palloni d’oro, per le loro qualità e per la loro continuità. Giocare bene, o benissimo come l’altra sera, una volta ogni tanto non serve, come alla squadra non serve vincere ogni tanto una grande partita. Ricordare, per credere, quanto è successo due stagioni fa quando il Milan partì persino peggio in Champions, perdendo le prime tre partite contro il Liverpool, l’Atletico Madrid, il Porto e poi andò a vincere per la prima volta nella sua storia sul campo degli spagnoli. Un’impresa isolata, appunto, che non bastò nemmeno per chiudere al terzo posto, scivolando in Europa League. E’ vero che probabilmente l’assenza di altri impegni europei favorì la corsa del Milan verso lo scudetto, ma allora la squadra di Pioli trovò la continuità, vincendo tra l’altro il derby di ritorno.
Adesso, quindi, è proprio la continuità che deve trovare il Milan se vuole risalire in campionato e non uscire subito dalla Champions. Ecco perché la prossima trasferta a Lecce sarà molto indicativa. E lo sarà ancora di più la successiva gara interna contro la Fiorentina, che precederà il confronto diretto, quello sì decisivo, contro il Borussia Dortmund. Tre partite da vincere, quindi, senza alibi, nemmeno quello forte degli infortuni. In caso contrario, invece, il Milan rischierebbe di correre soltanto per il quarto posto in campionato e così la splendida vittoria contro il Psg rimarrebbe un ricordo splendido ma isolato. Senza la continuità delle grandi squadre, appunto.