Milan, la Champions è già un rimpianto. Non serviva il vice-Giroud, ma il titolare che tutte le altre big hanno
Ha dominato il Newcastle a S. Siro senza subire azioni avversarie e ha creato numerosissime occasioni da gol a Dortmund rischiando poco o niente sugli attacchi del Borussia. Purtroppo però, i punti in classifica sono solo due. Alla vigilia della doppia sfida contro il PSG assetato di punti e con alle porte la trasferta di Parigi “schiacciata” tra le gare di campionato contro Juve e Napoli. E’ innegabile che il cammino europeo del Milan, a questo punto, si sia complicato non poco.
Un vero peccato, perché la difesa ha retto alla grande, senza subire gol e lasciando pochissimo spazio agli avversari nei primi 180 minuti. Il problema è che lo “zero” nella casella dei gol subiti equivale a quello dei gol segnati. Qui però non si può certo dire che non ci siano state le occasioni, anzi. Contro il Newcastle ce l’eravamo presa con Leao per la scarsa incisività sotto porta. Invece stavolta, contro il Borussia, il portoghese, soprattutto nel secondo tempo, è stato un prodigioso apriscatole della difesa tedesca e dalle sue ispirazioni sono nate tutte le palle gol che ha sprecato il Milan. Da Giroud a Pulisic, da Reijnders a Chuku, in tanti si sono divorati i gol che avrebbero potuto e dovuto permettere al Milan di vincere al Signal Iduna Park.
Non è un caso che dalle dichiarazioni di Pioli a quelle di Leao passando per le parole di tutti i giocatori della rosa “rimpianto” sia la parola più inflazionata. Onestamente però non si tratta né di un caso né di sfortuna. Che il Milan non abbia un bomber alla Lautaro, alla Lukaku, alla Vlahovic e alla Osimhen (giusto per citare i centravanti delle squadre che lottano per i primi 4 posti in Italia) lo si sapeva dall’ultimo giorno del mercato estivo. O meglio, correggiamoci, il Milan ce l’avrebbe anche un bomber di quella portata, ma purtroppo per lui e per noi, ha 37 anni compiuti e chiedergli di timbrare il cartellino per due volte alla settimana lungo l’arco di un’intera stagione da 60 partite, non è nemmeno pensabile.
Per questa ragione, i dirigenti del Milan dopo aver dato vita a un mercato sontuoso, il 31 agosto stavano ancora cercando un centravanti. Non la riserva di Giroud, ma il titolare. Eh sì, lo abbiamo spiegato più volte: se si prova a prendere Taremi dal Porto significa che non ci sta cercando il sostituto di Giroud, ma quel giocatore al quale Giroud avrebbe fatto da sostituto. Purtroppo la trattativa con il parametro “quasi” zero originario dell’Iran non si è conclusa e il Milan ha dovuto ripiegare sulla “scommessa” last minute Jovic.
Ovviamente non c’è la controprova, ma esiste la sensazione forte che con un centravanti alla Taremi, almeno una delle due partite di Champions il Milan l’avrebbe vinta. Nel campionato italiano, per arrivare nelle prime quattro, Pioli può facilmente trovare la via del gol in altri modi e con giocatori che hanno meno gol nei piedi, sempre contando su Giroud, invece in Europa è diverso. In Champions League non si può sperare che Giroud non sia stanco dopo 9 partite in un mese, non si può aspettare che si ambientino Okafor e Chukwueze, non si può pensare che Pulisic sia un goleador e non ci si può pretendere che Leao crei e concluda, sempre e solo lui.
In Champions ci vuole qualcosa in più, ci vuole un centravanti vero, sano, nel pieno della sua carriera. E purtroppo il Milan quest’anno non ce l’ha. Cosiccome non ce l’aveva l’anno scorso. Non a caso, dopo aver superato a fatica un girone abbordabile, i rossoneri hanno segnato solo 3 gol nelle 6 partite a eliminazione diretta. Ma non sempre capita di sfiorare la finale di Champions League segnando solo 3 gol. Quindi, come giustamente hanno detto tutti, aggiungiamo ai rimpianti di Dortmund, come peraltro scrivevamo a fine agosto, anche il rimpianto di non aver acquistato il centravanti che sarebbe stato la “ciliegiona” sulla torta del mercato.