Il Milan si prepara a riabbracciare Ricardo Kakà. Colui che ha scritto pagine indelebili della storia rossonera. Ex Pallone d'oro, "il ragazzo che tutti i padri sognano per la propria figlia", come disse a suo tempo il Cavaliere, prima di cederlo al Real Madrid per 67 milioni a causa del deficit delle casse milaniste (ah, c'era già nel 2009...), è caduto in disgrazia con il trasferimento in Spagna. Tanto che le merengues ora sono disposte a sbarazzarsi di lui in qualsiasi modo, pur di non vederlo ciondolare per la Ciutadela. Così come un falco si è fiondato su di lui Adriano Galliani. Un affare in puro stile Milan degli ultimi anni, se il brasiliano dovesse arrivare in prestito a costo zero con metà ingaggio pagato dal Real Madrid. E soprattutto una scelta di cuore, da entrambe le parti.
La domanda che ci facciamo tutti è: ma non era cambiata la tendenza? Il Milan non doveva ricostruire, ripartire, costruirsi i campioni in casa, abbandonando la collezione di figurine? E soprattutto, cinque milioni di euro netti, che diventano 10 lordi, all'anno per un 30enne non è roba da vecchio Milan? Dove è finito il diktat del ridimensionamento del tetto ingaggi?
Fin qui la logica. Ma i punti interrogativi aumentano addirittura se parliamo di campo.
Kakà nel Real ha giocato 93 partite in 3 anni (appena 66 se ci limitiamo al solo campionato), segnando 24 gol (molti su rigore e praticamente tutti in partite vinte con largo margine dal Real) e più in generale dando l'impressione di essere un giocatore logoro. Non c'entra il suo ambientamento a Madrid. Il brasiliano è stato tormentato dai guai fisici, che già si erano palesati nell'ultimo periodo al Milan e sperare in una sua improvvisa guarigione è ottimismo ingiustificato, allo stato dei fatti. Le galoppate irresistibili coast to coast sono un lontano ricordo. In più Kakà, per ruolo e caratteristiche, mal si sposa con la rosa attuale a disposizione di Allegri.
Servono come il pane un difensore, un centrocampista in grado di far partire il gioco, un attaccante d'area.
Che ci azzecca Kakà, che ruberebbe spazi a Boateng, senza coprire le falle dei rossoneri?
E poi, se non si può mantenere un Thiago Silva integro a 6 milioni di euro l'anno, perché si può tollerare un Kakà sul viale del tramonto a cinque milioni di euro a stagione? Il Milan attuale ha bisogno di garanzie o al limite di scommettere sui giovani per costruire il futuro. Non di minestre scadute e riscaldate.
Si dice che i vecchi amori non si scordano mai. Sarà vero, ma Adriano Galliani forse si riferiva più ai tifosi che al club. Perché la mossa Kakà ha tutta l'apparenza di essere uno specchietto per le allodole. L'ennesimo scherzetto di un Diavolo che non ha più la forza, lo spirito e le idee del passato. E soprattutto il rispetto per i propri adepti.