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    No a 35 mln per El Shaarawy: Milan fra provincialismo e grandezza

    No a 35 mln per El Shaarawy: Milan fra provincialismo e grandezza

    • Gianluca Minchiotti
    Passa attraverso la rinuncia ai 35 milioni di euro che il Manchester City avrebbe offerto per Stephan El Shaarawy la ritrovata voglia di grandezza del Milan, sul mercato e, di conseguenza, anche sul campo. Perché dopo aver approvato il bilancio del 2012 con un passivo di soli 6,8 milioni di euro (un sostanziale pareggio, dopo il rosso di 67,3 milioni del 2011) e dopo aver già annunciato una svolta per l'immediato futuro ("Prenderemo grandi giocatori", parola della presidentessa in pectore Barbara Berlusconi), una cessione del pezzo più pregiato della rosa rossonera (dopo Mario Balotelli) al miglior offerente, significherebbe una brusca e inattesa retromarcia rispetto a quanto è legittimo attendersi, d'ora in poi, dal club di via Turati. 
     
    Già, perché ora i conti sono a posto, e come ha più volte ribadito l'ad rossonero Adriano Galliani, adesso il Milan non ha più bisogno di vendere. I tempi delle cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva sono finiti, così come quelli delle partenze di Kakà e Shevchenko. Ora il Milan i suoi campioni li tiene stretti. E' quello che, più o meno, ci sentiamo ripetere dall'estate scorsa, e anche a ragione. Ma poi arrivano le prove, ovvero i soldi da accettare o rifiutare. E dire di no a un assegno cash di 35 milioni di euro per un classe 1992, di questi tempi, non è cosa facile. Il Milan alla fine resisterà, perché vendere con i conti a posto equivarrebbe, anche mediaticamente, a un ammissione di provincialismo rispetto all'Europa che conta (e che fattura), e vorrebbe dire abdicare in partenza di fronte ai progetti di (ritrovata) grandezza. Sul mercato e sul campo.  

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