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    Milan, gli acquirenti arabi possono chiedere cambi dirigenziali: chi rischia?

    Milan, gli acquirenti arabi possono chiedere cambi dirigenziali: chi rischia?

    Dopo il caso Donnarumma e il no dell'Uefa, la sconfitta di Verona chiude la settimana più difficile del nuovo Milan. La Repubblica in edicola oggi su come possa continuare a restare indenne l'uomo che rappresenta ufficialmente il club rossonero dopo la tortuosa uscita di scena di Berlusconi: Fassone. La misteriosa proprietà cinese tace sull'amministratore delegato di una società costata 740 milioni di euro, più altri 220 milioni impegnati nel mercato. L'Uefa, col suo no al piano di rientro finanziario, ha di fatto bocciato tutti: sia il silenzioso proprietario Yonghong Li - che rimane in silenzio di fronte a tanto scetticismo, mentre il suo braccio destro Han Li esce dallo stadio Bentegodi in silenzio, a braccetto con Fassone – sia appunto l'ad, che quel piano ha presentato. 

    Da Londra le ultime voci incalzanti riferiscono che, se il fondo Highbridge non dovesse rifinanziare entro fine anno il pesante debito di Yonghong Li sottolineato in rosso dall'Uefa (383 milioni con gli interessi, da restituire al fondo Elliott entro ottobre 2018), gli aspiranti acquirenti arabi del Milan, indirizzati per ora verso il rifinanziamento, potrebbero intanto chiedere un rinnovo dirigenziale. Al momento la pista Capello per l'area tecnica sembra tramontata. Il garbuglio sulle decisioni del Cda resta notevole: ogni cambio di management dovrebbe essere proposto da Li, ma con il via libera dei membri italiani, in primis Scaroni, il manager già presidente dell’Eni con Berlusconi premier. 
    Intanto ieri Kakà si è ritirato dal calcio giocato, con annesse voci che lo vogliono dirigente del Milan, come da recente proposta di Fassone. In Cina l'ex Pallone d’oro è popolarissimo. 

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