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    Milan, i 200 giorni di Fonseca: dalle velleità di Scudetto agli acuti nel derby e a Madrid. Un esonero solo rimandato

    Milan, i 200 giorni di Fonseca: dalle velleità di Scudetto agli acuti nel derby e a Madrid. Un esonero solo rimandato

    • Gabriele Stragapede
    Si chiude qui l’era di Paulo Fonseca al Milan dopo esattamente 200 giorni dal suo insediamento. Il pareggio ottenuto contro la Roma, per 1-1 in casa a San Siro nel match valido per la 18a giornata del campionato di Serie A, ha posto la pietra tombale sull’avventura sulla panchina rossonera da parte dell’allenatore portoghese, un’avventura chiusa con un’espulsione perpetratagli dal direttore di gara Fabbri per proteste, dopo un rigore non concesso ai danni di Reijnders.

    RETROSCENA - L’avevamo raccontato poco prima del calcio d’inizio della partita contro i giallorossi guidati da Claudio Ranieri: il futuro di Paulo Fonseca sulla panchina era già appeso a un filo. All'allenatore lusitano non era bastato superare di misura l'Hellas Verona nel precedente turno di campionato per allontanare la possibilità di un esonero che è diventata, minuto dopo minuto, sempre più realtà a pochi giorni dall’impegno saudita con la Juventus in Supercoppa Italiana.

    SOSTITUTO - Il sostituto si chiama Sergio Conceicao, senza squadra dopo aver terminato la sua esperienza da tecnico del Porto. Già preallertato prima del match con la Roma, il portoghese ha accettato un contratto di 6 mesi a un milione di euro di ingaggio, con opzione di rinnovo a favore della società meneghina. Si conclude, dunque, l’avventura di Fonseca al Milan a distanza di poco più di 7 mesi dall'annuncio e dal comunicato ufficiale da parte della società rossonera.

    PERCORSO - Un percorso composto da alti e bassi, da numerosi periodi negativi e piccole grandi soddisfazioni momentanee nel corso di queste prime (e diventeranno ultime) partite di questa stagione del club di Via Aldo Rossi. A dare un’occhiata alla sua esperienza in quel del capoluogo milanese, Fonseca è stato in carica alla guida della squadra rossonera per 24 partite fra tutte le competizioni: 12 successi (di cui solamente 7 in campionato), 6 pareggi e altrettante sconfitte – di cui 2 nelle prime due giornate di Champions League, con 44 reti segnate e ben 27 subite.

    OBIETTIVI DISTANTI – Fonseca paga un percorso in Serie A decisamente al di sotto delle aspettative di tutta la tifoseria meneghina, della dirigenza e della proprietà. Allo stato attuale dei fatti, post pareggio con la Roma, il Milan si piazza all’8° posto (seppur con una sfida da recuperare contro il Bologna al Dall’Ara), fuori dalla zona Europa, lontano ben 8 punti dalla 4a posizione occupata dalla Lazio e utile per la qualificazione alla prossima edizione della Champions League e attardata anche in una lotta per la zona Conference. Poco, troppo poco per le ambizioni societarie e per una proprietà che ha da sempre chiarito come, per motivi sia sportivi che economici, il traguardo Champions fosse un obiettivo che non si potesse fallire in alcun modo.

    Abbandonata, inoltre, ogni velleità di lottare per lo Scudetto sin dalle primissime partite (sono ora 14 i punti di distanza dalla vetta e da Atalanta e Napoli), al di là delle varie dichiarazioni del tecnico portoghese che ha sempre creduto che la rosa a disposizione - seppur i risultati dicessero il contrario - potesse competere per la vittoria del campionato. L’unica nota positiva nelle competizioni nazionali è non aver sottovalutato l’impegno in Coppa Italia, dove il Milan si è sbarazzato facilmente per 6-1 del Sassuolo, capolista in Serie B, centrando i quarti di finale. Troppo poco per Fonseca per tenersi stretto il Milan.

    FEELING MAI NATO - Ma non è solo il percorso, a pesare sulle valutazioni societarie è stato anche un gioco, una filosofia mai all’altezza delle aspettative con un Milan che in rare occasioni ha mostrato quel calcio spumeggiante tanto promesso in estate. Inoltre, c’è un feeling con la rosa che non è mai nato del tutto. Una scintilla che non è scoccata, un rapporto che si è fatto difficile e complesso dalle prime uscite stagionali con il pareggio contro il Torino e la sconfitta di Parma.

    Un clima che via via si è fatto sempre più teso, partita dopo partita: basti citare e pensare al caso cooling break dell’Olimpico con protagonisti Leao e Theo Hernandez, l’insurrezione sui calci di rigore sbagliati a Firenze con Theo, Tomori e Abraham, le panchine vissute dallo stesso terzino francese ultimamente e da Rafael Leao in principio, le forti polemiche post Atalanta per la direzione di gara, una serie di confronti con dirigenza e squadra - con i quali i rapporti si sono fatti via via sempre più tesi - che non è riuscita a raggiungere l’obiettivo prestabilito e a ribaltare in corsa le sorti di questa annata.

    QUESTIONE DI ATTEGGIAMENTO - Ed è da questi episodi controversi che si capiva che, in casa Milan, qualcosa non andasse per il verso giusto. A rivivere tutte queste immagini, ritorna lampante la disamina da sempre dichiarata da Fonseca: è stato tutto un problema di atteggiamento. Facendo scorrere nei nostri occhi tutte le varie disputate dai rossoneri, appare evidente come questo Milan abbia peccato di cinismo, passione e aggressività.

    Il Milan è stata una squadra che ha perso, sin da subito come dicevamo, punti importanti in campionato per una serie di gravi errori individuali: a Parma ci fu l'approccio pessimo di Leao e soprattutto di Theo, unite a un insieme di voragini difensive, contro la Lazio la difesa mostrò tutte le sue lacune in fase di transizione, a Firenze, tra disastri difensivi e rigori sbagliati, andò tutto storto, contro Genoa e Juventus ci sono state delle lacune offensive determinanti. E alla ase di tutto ciò, il minimo comun denominatore è un atteggiamento mai davvero da Milan per questa squadra con Fonseca alla guida. Sono tanti dunque i casi, troppi i dubbi della società che ha perso fiducia nel proprio tecnico e che ha preso una decisione che, sino a ora, aveva semplicemente rimandato.

    UN ADDIO GIA' SCRITTO – Infatti, sembrava che ogni qual volta che Fonseca rischiasse l’esonero, il Milan riuscisse a tirar fuori dal cilindro una prestazione e una vittoria capaci di scacciare momentaneamente la crisi. Il successo nel derby (il primo dopo sei stracittadine perse consecutivamente), grazie alla rete nel finale di Gabbia, fu solo il primo caso di ombra da esonero allontanata. La super prestazione e l'acuto assoluto di Madrid, con il successo al Bernabeu sul Real e un percorso europeo che, a due partite dalla fine della fase campionato, sembra poter permettere ai rossoneri di raggiungere direttamente gli ottavi di finale della competizione non sono bastati a Fonseca per salvare la panchina. Così come non è servito il successo di Verona - in un periodo in cui aleggiava lo spettro di Massimiliano Allegri su Fonseca - e il pareggio contro la Roma. Il Milan, evidentemente, ha perso la fiducia nel suo allenatore giorno dopo giorno e nelle ultime ore la tensione è salita a dismisura, sino a esplodere nella comunicazione dell’esonero.

    NON SOLO DEMERITI - 
    Certo, c'è un fattore da sottolineare: Fonseca non è riuscito nella sua missione di proporre un Milan spumeggiante, offensivo, dominante e con una chiara identità, questo è vero. Eppure, al tecnico portoghese va riconosciuta una certa coerenza. L'ex Roma e Lille è rimasto fedele alle sue idee, alla sua filosofia, al suo calcio e ai suoi valori. Avrà senz'altro pagato determinate scelte tattiche e qualche assenza (per infortunio in certi casi, per atteggiamento in altri) da parte dei suoi leader, ma ha comunque proseguito per la sua strada, in ogni situazione, a partire dal giocare un derby con un esonero già scritto in caso di mancato risultato, arrivando alle frizioni con Theo Hernandez e Leao gestite senza peli sulla lingua e con decisioni di polso.

    Fonseca è stato chiaro, trasparente, ha sempre fatto capire cosa andasse bene e cosa no. Una sincerità che è stata apprezzata più dai tifosi che dai suoi stessi giocatori, i cui meccanismi e pensieri di Fonseca non sono mai davvero entrati in testa. E così quel Milan immaginato dal lusitano non è mai venuto alla luce. Ha brillato in qualche occasione di gala, ma il tempo a Milanello è stato più che altro nuvoloso. Fonseca ha perso il Milan, senza possibilità che si arrivasse a un lieto fine.

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