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Milan, Fonseca cambierà molto. Chi è più adatto alla rivoluzione e cosa manca nella rosa dei rossoneri
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RAFA E FONSECA O RAFA O FONSECA? - Pioli ha costruito molte vittorie su un principio molto basico: l’isolamento di Leao in ampiezza per sfruttare il suo uno contro uno. Sopra lo vedete all’opera poco prima del capolavoro contro l’Atalanta, addirittura in inferiorità numerica. Ora è chiaro che il gioco del Milan non si riduceva solo a questo. Tuttavia queste situazioni erano ricercate con una frequenza che ha pur sempre un peso nell’economia offensiva di una squadra. Chiedete un parere in proposito al De Ketelaere vincitore dell’Europa League. Vi dirà quello che avete già intuito. Il gioco del Gasp non ha la segnaletica. Non c’è una freccia che punta verso qualcuno. Il Milan invece ha goduto e sofferto, croce e delizia, di una ipertrofia asimmetrica. Nemmeno l’arrivo di Pulisic e Chukwueze ha modificato nella sostanza la manovra del Milan. Ecco, Fonseca da questo punto di vista, almeno stando allo storico, assomiglia più a Gasperini come forma mentis. Non tanto nell’idea di gioco, mi riferisco alla simmetria, alla coesione, all’armonia. D’altra parte né Gasp né Fonseca hanno mai allenato un Leao… Resta quindi da capire se, da un lato, lo stesso Rafa sarà curioso di lavorare con Zorro, magari per scoprire una parte inutilizzata del suo talento, dall’altro se Fonseca riuscirà a inserire Leao nelle sue strutture preferite. Cosa che al momento non sembra immediatissima, anzi…
LE STRUTTURE DI FONSECA A ROMA - In Italia abbiamo visto la variante “cauta” del gioco dell’allenatore portoghese. Dopo qualche prova iniziale un po’ troppo allegra, Fonseca aveva abbandonato il suo 4-2-3-1 per un 3-4-2-1 apparentemente più moderato. Una strizzatina d’occhio agli italiani con la difesa a tre, ma poi l’interpretazione era sempre molto spregiudicata. Piccola chicca: è dal suo 3-4-2-1 che Inzaghi ha capito che Mkhitaryan poteva agire da mezzala nel 3-5-2 dell’Inter. E qui torniamo al discorso Leao. A Fonseca gli esterni piacciono dentro. Tanto dentro da assomigliare a trequarti o mezzali nelle strutture che si ricavano. Guardate nell’immagine sopra le posizioni di Mkhitaryan e Pellegrini…
E riflettete sul coinvolgimento che avevano anche a inizio azione, nelle strutture di palleggio. L’ampiezza la fissavano i quinti (nell’immagine sopra altissimi e fuori inquadratura).
LE STRUTTURE DI FONSECA IN UCRAINA E IN FRANCIA - Il marchio di fabbrica di Fonseca è rappresentato in ogni caso dal 4-2-3-1 più che dal 4-3-3 spoilerato da Ibra, quel 4-2-3-1 per intenderci del suo Shakhtar e quello ripescato dal cilindro su suolo francese, nel biennio post Roma a Lilla. Ma non inganni il fatto che anche Pioli ha usato questo sistema. Infatti la vera cifra di Fonseca sta nella densità sulla trequarti di quel ‘3-1’, che implica l’ampiezza ‘assegnata’ ai terzini (Srna nell’immagine sotto, in questo ormai lontano Shakhtar-Napoli). Il che evidentemente confligge con certe situazioni archetipiche del mondo di Pioli (ad esempio Leao largo, le sovrapposizioni interne di Theo, Calabria a centrocampo…).
Non che con Fonseca non ci siano le sovrapposizioni interne dei terzini, beninteso, o che un esterno non possa fissare l’ampiezza in determinate circostanze. Diciamo solo che si rovescia la tendenza. E questo può portare un giocatore abituato a un certo ambiente a stare la maggior parte del tempo in un altro ambiente. Guardate qui sotto ad esempio dove riceve Zhegrova, ‘l’esterno destro’ del 4-2-3-1 del Lille, prima di realizzare con un bel tiro dalla distanza un gran gol contro il Clermont. E osserviamo anche la struttura.
Si possono ricavare informazioni importanti. Giusto per: potrebbero gli attuali centrali difensivi del Milan reggere questo sviluppo? Temo di no visto il numero di gol subiti già con Pioli… E quale terzino destro del Milan, al momento, è in grado di avere l’uno contro uno necessario per interpretare il ruolo con Fonseca? Ricordiamoci che dovrà essere quasi un’ala più che un costruttore accanto al mediano…
Tornando all’attacco, Fonseca sembra prediligere sulla trequarti il tipo brevilineo. Va da sé, volendo con queste strutture ad alta densità centrale innescare nello stretto combinazioni veloci. Concettualmente più Mkhitaryan che Leao, dunque, più Pedro che Leao, più Bernard che Leao, più Haraldsson che Leao, più Ounas che Leao…
Così per l’attaccante: possibilmente un centravanti dinamico e veloce che attacca la porta sui filtranti dei tre a supporto, e in grado anche di scambiare la posizione con loro. Insomma un non Giroud.