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  • Milan, da Gattuso alla società: contrasti, confusione e disorganizzazione. Addio Champions, ma ora rischia l'Europa

    Milan, da Gattuso alla società: contrasti, confusione e disorganizzazione. Addio Champions, ma ora rischia l'Europa

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    La sconfitta di Torino è la cronaca di un disastro annunciato. Come scrivevamo una settimana fa, dopo il pareggio di Parma, il vero obiettivo del Milan era ed è entrare in Europa League. Il quarto posto, che prima del derby sembrava cosa fatta, è già da qualche settimana evaporato. Gattuso ha mollato dopo la sconfitta con l’Inter e la squadra lo ha seguito a ruota fino ad arrivare a questa ultima settimana di aprile in cui abbiamo perso in pochi giorni la finale di Coppa Italia e il quarto posto.

    Guardando il calendario e le ottime condizioni di Lazio, Atalanta e Torino, adesso c’è il rischio concreto di stare fuori dall’Europa League. Il Milan ha buttato via tutto quello che aveva costruito nel resto della stagione. Questo ciclo di 5 punti in 7 partite è allucinante ed è figlio di una gestione scellerata dal punto di vista tecnico. Con una società che invece di intervenire energicamente è rimasta a guardare, impotente, il suicidio rossonero.

    Tornare in Champions League e rientrare nel calcio che conta era indispensabile per dare una svolta alla storia del Milan, lo abbiamo detto più volte. Senza la Champions diventa difficile anche convincere allenatori di alto rango, come quell’Antonio Conte che ieri sera assisteva quasi sconsolato alla passeggiata granata sul cadavere del Milan.

    Anche contro il Toro Gattuso si è reso protagonista di scelte inspiegabili. Non assurde come quelle di mercoledì in Coppa Italia, ma comunque inspiegabili. Su tutte l’esclusione iniziale di Piatek. Tra le altre opzioni discutibili la scelta di giocare ancora una volta senza un cervello di centrocampo come Biglia a beneficio della solita coppia Bakayoko-Kessié. Se non altro l’ex Chelsea è stato uno degli ultimi ad arrendersi e l’unico a rendersi pericoloso. L’ex atalantino invece, dopo essere stato protagonista di tutte le tappe dell’involuzione rossonera ha pensato bene di griffare la deludente prestazione di Torino con il fallo da rigore che di fatto ha estromesso il Milan dalla prossima Champions. Quelle mani sulla schiena di Izzo sono un errore che gli allenatori tendono a spiegare ai bambini della scuola calcio.

    Dopo il gol granata Gattuso ha completato l’opera togliendo ancora una volta Paquetà (chissà che gli avrà fatto) e dando fiducia fino al 90esimo al solito Calhanoglu, anche ieri uno dei peggiori in campo. Il raddoppio di Berenguer che ha sfruttato un rinvio masochista di Conti (anche la sua conferma dopo la Lazio grida vendetta) e l’espulsione di Romagnoli hanno completato la serata da tregenda.

    Purtroppo ormai è tardi per intervenire a qualsiasi livello. La Champions è andata e l’Europa League tutt’altro che sicura. La vera impresa sembra quella di chiudere dignitosamente la stagione. E poi pensare alla prossima. Sperando che confusione, disorganizzazione e contrasti non si trasferiscano dal campo alla società. Un classico di questo incubo che ormai dura da anni. Un incubo dal quale i tifosi del Milan non riescono più a svegliarsi.

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